sabato 28 giugno 2008

"Difficile o Impegnativo?"...


Qualche giorno fa durante un corso di formazione ho avuto la possibilità di rivedere un collega che si occupa di comunicazione e formazione e scambiare due chiacchiere informali. Ne prendo spunto per sviluppare questo post che secondo me è molto interessante. Egli sostiene che nella gestione delle persone e delle loro motivazioni in aziende e/o organizzazioni si può imparare molto dall'educazione dei propri figli.

Mi spiego meglio: Che differenza c'è se diciamo a ns figlio "questa cosa è difficile" oppure "questa cosa è impegnativa"? Sicuramente nella prima affermazione si troverà davanti ad un ostacolo insormontabile mentre nella seconda sarà per lui una "sfida".

Portiamo la stessa domanda all'interno dell'azienda verso un ns collaboratore al quale abbiamo dato un importante compito. Come reagirà a queste differenti affermazioni? Ora però cerchiamo di capire il significato di queste due parole...

impegnatìvo : agg., particolarmente gravoso per l'impegno che richiede che impegna; che impone un obbligo, un dovere da rispettare.

diffìcile :agg. che non si può fare, dire, superare senza sforzo; che richiede fatica o abilità con valore neutro è us. spesso come predicato: è difficile essere lodati da tutti; spesso con tale costruzione assume il valore di "improbabile": è difficile che egli venga detto di un discorso, di uno scritto e sim., oscuro, arduo da capire; detto di un problema, di un enigma, complicato, arduo da risolvere detto di un periodo di tempo, di una situazione, critico, pieno di avversità e di cimenti detto di persona, che è di carattere scontroso o comunque non facile a contentarsi, a persuadersi, a concedere; individuo con cui non è facile trattare us. con valore di sost.: non fare il difficile! che rivela un atteggiamento o un carattere di questo genere s. m. tutto ciò che non è facile; le difficoltà ciò che rappresenta la massima difficoltà in q.c.

E' per queste ragioni che ho deciso di eliminare dal mio vocabolario quotidiano la parola DIFFICILE e sostituirla con IMPEGNATIVO. E voi cosa ne pensate?...

giovedì 26 giugno 2008

Immagina...


Tratto da: "VELA BIANCA" di Sergio Bambaren

"Immagina,

e realizzerai.

Sogna,

e ti migliorerai.

Abbi fiducia in te,

perchè sai

più di quanto tu creda"

martedì 24 giugno 2008

"Addio Europa 2008"


L'Italia è fuori dagli europei di calcio!!! Un boccone amaro da digerire sia per chi è un tifoso sfegatato di calcio, sia per chi come me ama lo sport e quando gioca la nazionale diventa un "tifoso del tricolore".

In questi giorni leggendo e sentendo i commenti su questa partita, sulla squadra ed inevitabilmente sull'allenatore ho fatto qualche riflessione che ho voluto riportare in ambito aziendale.
L'obiettivo dell'Italia era quello di vincere il torneo europeo confermando il risultato del mondiale, tutti ne erano convinti (anche troppo). Per raggiungere questo importante e difficile obiettivo occorrevano però gioco e risultato. Con questo obiettivo mi sarei aspettato di vedere una squadra proiettata in avanti alla ricerca del gol e soprattutto risultati con diverse reti segnate. Insomma mi sarei aspettato di vedere in campo "11 leoni" L'eliminazione ai calci di rigore è la risultante di queste mancanze. Bene questo è il mio modesto parere della partita e della squadra.

Proviamo a riportare questo commento all'interno delle ns realtà lavorative: Ognuno di noi ha chiaro il proprio obiettivo? Durante la ns "partita" siamo REATTIVI o PROATTIVI? Andiamo incontro al ns obiettivo lottando giocando e proponendo o aspettiamo di vedere il risultato delle squadre avversarie?
Ovviamente ciascuno di noi a queste domande ha le sue risposte e sarebbe bello condividerle in modo da giocare insieme e "vincere le nostre partite"...

...ora vi passo la palla...
ciao Dante

giovedì 19 giugno 2008

"A" come "Ascoltare"


In un precedente post avevo posto l'attenzione alla parola Comunicazione dando un accenno all'importanza dell'Ascolto. Quale significato ha la parola "ASCOLTO"?...La parola ascolto nasce in italiano come derivato del verbo ascoltare, che proviene a sua volta dal latino auscultare, cioè sentire con l’orecchio. Il significato tradizionale del termine ascolto è appunto quello che indica in genere l’azione e il risultato dell’ascoltare ed è fortemente legato al concetto di attenzione.

"Parlare è un mezzo per esprimere se stessi agli altri,
ascoltare è un mezzo per accogliere gli altri in se stessi."

Wen Tzu, testo classico taoista

"Quando l'orecchio si affina diventa un occhio."

Rumi, poeta e mistico persiano del XIII secolo


Ma cosa vuol dire ASCOLTARE? E cosa vuol dire "Ascolto Attivo"?

L'ascolto attivo si basa sull'empatia e sull'accettazione. Esso si fonda sulla creazione di un rapporto positivo, caratterizzato da ''un clima in cui una persona possa sentirsi empaticamente compresa'' e, comunque, non giudicata.

Quando si pratica l'ascolto attivo, invece di porsi con atteggiamenti che tradizionalmente vengono considerati da ''buon osservatore'', ossia, come persone impassibili, ''neutrali'', sicure di sé, incuranti delle proprie emozioni e tese a nascondere e ignorare le proprie reazioni a quanto si ascolta, è più opportuno rendersi disponibili anche a comprendere realmente ciò che l'altro sta dicendo, mettendo anche in luce possibili difficoltà di comprensione. In questo modo è possibile stabilire rapporti di riconoscimento, rispetto e apprendimento reciproco. Per diventare ''attivo'', l'ascolto deve essere aperto e disponibile non solo verso l'altro e quello che dice, ma anche verso se stessi, per ascoltare le proprie reazioni, per essere consapevoli dei limiti del proprio punto di vista e per accettare il non sapere e la difficoltà di non capire.

Un modello molto efficace per comprendere la differenza fra ascolto passivo e ascolto attivo è offerto dalla buona comunicazione interculturale in situazioni concrete e contingenti (Sclavi, 2000a e 2000b) in quanto rende più facilmente evidenziabile che ''uno stesso comportamento'' può avere significati antitetici e al tempo stesso assolutamente legittimi a seconda del contesto culturale in cui è inserito.

Per esempio il ''non guardare negli occhi una persona anziana e autorevole'' in un contesto culturale può essere segno di rispetto, mentre in un altro, segno di mancanza di rispetto.

I malintesi, l'irritazione, l'imbarazzo, la diffidenza in questi casi non sono risolvibili in termini di comportamenti ''giusti o sbagliati'', ma cercando di capire l'esperienza dell'altro, il che implica accogliere come importanti, aspetti che siamo abituati a considerare trascurabili o addirittura che prima non abbiamo mai preso in considerazione.

Le ''Sette Regole dell'Arte di Ascoltare'' (Sclavi,2000)

1) Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni.
Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
2) Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista.
Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista.
3) Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
4) Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio.
Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
5) Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti,perché incongruenti con le proprie certezze.
6) Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione interpersonale.
Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
7) Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica.
Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sè.

"L'Onda Perfetta"




Vi riporto un brano di un libro che ho letto un po di anni fa e che ha illuminato un periodo un po difficile facendomi vedere le cose in un'altra prospettiva. Un libro che verrà apprezzato sicuramente da chi è sognatore (sognatrice) come me... E visto che andiamo incontro all'estate si può portare tranquillamente sotto l'ombrellone. Buona lettura
Tratto da "L'Onda perfetta" di Sergio Bambaren
"...Ieri sono andato per l'ultima volta alla Spiaggia dei sogni a fare visita a Matthew, l'uomo che viveva nella vecchia baracca e che mi ha insegnato cosi tanto. Ho trovato un suo biglietto in cui diceva che il suo lavoro con me era terminato, ed era tempo che entrambi proseguissimo per strade diverse il nostro cammino individuale. Mi sono sentito molto triste, ma mi rendo conto che è vero.
Ormai mi sento pronto.
Oggi ho fatto il primo passo sul sentiero della mia nuova vita. Ho ritrovato la felicità, e la custodirò per sempre nel mio cuore. Ho capito che per essere felice e in pace con il mondo devo prima essere in pace con me stesso. E per questo dovrò rivedere le mie priorità.
Non permetterò più che l'avidità e la sete di successo mi rendano schiavo, perchè questi sono i due mali che ci inducono a dimenticare i veri tesori della vita: le piccole cose che dovremmo fare giorno dopo giorno per costruire una vita piena di felicità.
Seguirò questi principi e mi prefiggerò degli obiettivi. Stenderò una lista delle scelte che voglio realmente fare, e le farò. Tutti i punti dell'elenco saranno alla mia portata, poichè ho imparato che siamo noi stessi a darci le nostre regole, e nessun altro.
Questo è l'inizio della mia nuova vita, il principio di una nuova avventura: la conquista della felicità. Il privilegio di avere la mia Spiaggia dei sogni.

Voltai pagina, e trovai l'elenco:

SOGNO N.1
Intendo essere felice a partire da questo istante.
SOGNO N.2
Dilaterò i miei orizzonti di conoscenza viaggiando nel mondo per vedere la verità con i miei occhi, e per fare mio il segreto della felicità.
SOGNO N.3
Farò dono di quanto possiedo a chiunque ne abbia bisogno più di me. Terrò soltanto il necessario per vivere: tutto il resto è d'intralcio a una vita felice.
SOGNO N.4
Mi impegnerò a trovare la Spiaggia dei sogni, e ne farò la mia dimora. Al momento opportuno la cederò a qualcun altro, tenedomi pronto a migrare verso altri lidi.
SOGNO N.5
Trasmetterò la conoscenza acquisita a qualcuno che ha bisogno del mio aiuto, come Matthew ha fatto con me. Questo chiuderà il cerchio, e sarò felice per aver reso felice qualcun altro.
SOGNO N.6
Saprò che cosa fare una volta che avrò realizzato tutti questi sogni.
TIENI APERTA LA PORTA DEL CUORE, E ANCHE TU TROVERAI LA TUA SPIAGGIA DEI SOGNI E RICONOSCERAI L'ONDA PERFETTA
TRAMA: E' la storia di un uomo che a quarant'anni si è reso conto del'infelicità e dell'insoddisfazione che il mondo in cui viveva gli procurava, pur essendo un uomo ricco e stimato da tutti. Un giorno incontrò Simon, un uomo misterioso, che gli riaccese nell'anima la voglia irresistibile di prendere il largo e di tuffarsi nel mare dela vita. E' la sconvolgente storia di un uomo che trova dentro di sé una ragione di essere che và oltre la comune esistenza ed oltre il benessere materiale.

Sergio Bambarén è un autore australiano, nato in Perù e vissuto molti anni negli Stati Uniti. Esperto surfista, sensibile alle battaglie ecologiste per la salvaguardia dei mari, ha scritto libri di grande successo, che evocano promontori sconosciuti, brezze d'oceano e cieli d'un azzurro assoluto. E' stato in Portogallo, in una meravigliosa spiaggia circondata da foreste di pini chiamata Guincho, che Sergio Bambarén ha scoperto il significato profondo dell'esistenza e ha trovato un amico davvero speciale: un delfino solitario che gli ha ispirato il primo romanzo, "Il Delfino", pubblicato a sue spese nel 1996.Improvvisamente ogni cosa è cambiata nella sua vita: in Australia Il Delfino ha venduto più di 60.000 copie. Attualmente è stato tradotto in più di 25 lingue comprese il russo, il cantonese e lo slovacco.La conoscenza dell'ambiente marino e la volontà di salvaguardare i cetacei, hanno reso Sergio Bambarén vice-presidente dell'Organizzazione Ecologica Mundo Azul (Blue World), e lo hanno spinto a viaggiare continuamente, nello sforzo costante di preservare gli oceani e le creature che li abitano.

sabato 14 giugno 2008

"Il Gladiatore"



Non poteva mancare nel mio blog un post dedicato ad uno dei miei film preferiti: "IL GLADIATORE". Quello che mi affascina sicuramente non è la storicità ma la figura del protagoniosta il generale Massimo X Meridio, mi affascina la sua leadership, la capacità di averla e conquistarla in ogni contesto: da generale, da schiavo, da gladiatore. Oltre a tanti aspetti della sua figura emblematiche due frasi: una che riporto di seguito quando il "generale" incitava i suoi commilitoni prima di una battaglia; l'altra "Forza e Onore" che tengo sempre in mente quotidianamente quando gestisco la mia vita.

Ma quale significato hanno per me queste due parole?

La Forza è quel "principio/valore" interno che mi spinge a dare il massimo in ogni aspetto della vita professionale e personale soprattutto quando attraverso momenti difficili. La Forza mi è data anche dall'esempio di persone care che sono state e sono ancora guida dei miei passi. La Forza è anche la mano poggiata sulla spalla da Dio quale guida sul mio cammino.

"Il termine Onore è usato ad indicare un sentimento che comprende la reputazione, l'autopercezione o l'identità morale di un individuo o di un gruppo. In generale, poste di comune condivisione talune regole comportamentali nell'ambiente di riferimento, l'onore corrisponde al diritto di rispetto da parte degli altri come conseguenza premiale del contemporaneo dovere di rispetto degli altri. Nel concetto di rispetto sono da includersi anche regole che impongono l'obbligatorietà del sacrificio in presenza di determinate situazioni di difficoltà proprie od altrui."

Nel mio caso indica il rispetto che devo avere per me stesso, per i miei valori, per la mia reputazione, per la mia famiglia e per il ricordo che voglio lasciare di me. E' per questo che ho voluto tatuarmi con simboli kanji (degli antichi samurai) queste due parole che per me hanno un significato cosi profondo.

Frase celebre del film:
"A tre settimane da oggi io mieterò il mio raccolto. Immaginate dove vorrete essere, perché così sarà. Serrate i ranghi, seguitemi. Se vi ritroverete soli a camminare su fresche praterie con il sole sulla faccia, non preoccupatevi troppo, perché vi troverete nei campi Elisi e sarete già morti! Fratelli...ciò che facciamo in vita, riecheggia nell'eternità!"

TRAMA DEL FILM: Dopo una vittoria contro i Britanni l'imperatore Marco Aurelio (Harris), che disprezza il figlio Commodo (Phoenix), decide che il suo successore sarà il generale Massimo (Crowe), uomo straordinario, amato da tutti. Ma Commodo uccide il padre e ordina la morte del generale e della sua famiglia. Massimo fugge in Africa, diventa gladiatore, torna a Roma dove si fa riconoscere. Diventa l'eroe del Colosseo, idolatrato dal popolo. Tanto che lo stesso Commodo non può farlo uccidere. Lo sfida a un duello nell'arena, dopo averlo vigliaccamente ferito. Massimo uccide finalmente l'orrendo imperatore.

venerdì 6 giugno 2008

"Il Cliente ha sempre ragione?"


Nella ns vita professionale abbiamo quotidianamente a che fare con la vendita sia diretta che indiretta; vendiamo prodotti o servizi sia nel privato che nella pubblica amministrazione. Tutti però siamo clienti in molteplici settori, sia dal punto di vista professionale che soprattutto personale, quindi la riflessione che propongo oggi è da interpretare proprio in questa duplice veste: venditore/cliente.

Ma chi è il CLIENTE?

Nella Roma antica un cliente era di solito uno schiavo liberato o un membro della plebe che aveva un legame con un padrone benefattore. Il termine deriva dal "cliens" della lingua latina riferito al cittadino che, per la sua posizione svantaggiata nella società, si trovava costretto a ricorrere alla protezione di un "patronus" in cambio di svariati favori, talvolta al limite della sudditanza (fisica e psicologica).
Oggi in qualsiasi Impresa, la clientela rappresenta uno dei principali patrimoni dell'impresa e la sua valutazione è una delle basi sulle quali viene stimato il valore dell'avviamento al pari del
patrimonio, tecnologia, impianti, immagine. Le aspettative della clientela sono influenzate dalla cultura, dalla pubblicità, dal marketing e altri mezzi di comunicazione.


La domanda è semplice, ma le risposte saranno più articolate e varie: "Il cliente ha sempre ragione?"
A tal proposito di seguito vi propongo questo brano tratto dal libro "A morte le vacche sacre". Buona lettura e buona riflessione

"Il cliente ha sempre ragione?" di B.Fraser, D.Bernstein, B.Schwab
"...non vogliamo dire che il cliente ha sempre torto. Non vogliamo neanche dire che di solito ha torto. Vogliamo solo dire che piegarsi ciecamente all'idea che il cliente sia l'autorità suprema su come deve funzionare la vostra impresa è un metodo sicuro per ritrovarvi tra le mani un'azienda che non funziona. Ehi, anche noi siamo clienti. E se voi siete fatti come noi, probabilmente avrete ragione. Un sacco di volte. Magari la maggior parte delle volte. Solo non sempre. "Sempre" è male, ve lo ricordate? Anche il fim "Always - Per Sempre" era brutto. Uno dei pochi flop di Spielberg.
"Il cliente ha sempre ragione" è una di quelle Vacche Sacre che suonano bene all'orecchio. E' così che si gestiscono le aziende. Tratta il cliente con rispetto. Dagli quello che vuole e sii educato. Certo. E' una teoria ottima, e quando funziona, funziona alla grande. Ma che succede quando il cliente semplicemente non vuole quello che gli state vendendo? Ha ancora ragione? Perchè, se cosi fosse, allora potreste anche mettere tutta la vostra roba in uno scatolone, restituire il pass per il parcheggio e andarvene a casa.
Se il cliente avesse sempre ragione e pensasse che i vostri aggeggi buffi fanno schifo, allora sareste fuori dal business degli aggeggi buffi, giusto? Be', forse si. Ma a volte i successi più clamorosi nascono dalla convinzione incrollabile che il cliente non sappia minimamente di che cosa sta parlando. Come ha detto una volta Henry Ford, "Se avessi chiesto ai clienti che cosa volevano, mi avrebbero risposto: "Un cavallo più veloce!"
Ma c'è un motivo più sottile per cui pensare che "il cliente ha sempre ragione" può essere un problema. Concentrarsi esclusivamente su quanto sono meravigliosi i clienti può alienare e demoralizzare i dipendenti. Senza una forza lavoro soddisfatta e motivata, un'azienda appassisce e muore. E a quel punto uno si sente veramente stupido per aver perso tutto quel tempo a lisciare il pelo a clienti che adesso se ne vanno a comprare aggeggi buffi al negozio di fronte..."

"A MORTE LE VACCHE SACRE" - Perchè seguire le vecchie regole non porta sempre al successo

TRAMA: Che cos’è una Vacca Sacra? Nella tradizione Hindu, la Vacca Sacra è una figura di culto. Nel mondo del business e della comunicazione, le Vacche Sacre sono quelle massime consolidate che tutti seguono ciecamente senza nemmeno prendersi la briga di metterle in discussione. Tre pubblicitari americani di grande successo dell’agenzia The Gate Worldwide sfidano apertamente le convinzioni più radicate del mondo del lavoro. Regole da sempre considerate inconfutabili - da “Il cliente ha sempre ragione”, “Assumete solo chi è già del mestiere”, “Il lavoro di squadra produce migliori risultati” fino ad arrivare ai credo di ultima generazione “ Le e-mail ci fnno risparmiare tempo” - vengono smentite ad una ad una attraverso una serie di riferimenti puntuali e casi aziendali realmente avvenuti. Scritto con uno stile ironico e irriverente, il libro invita il lettore a tenersi alla larga dai luoghi comuni in favore di scelte e riflessioni personali, sul luogo di lavoro ma non solo. Per arrivare alla conclusione che fidarsi della propria intuizione è spesso il segreto del vero successo.

lunedì 2 giugno 2008

"Domani è troppo tardi..."


"Domani è troppo tardi per rimpiangere la realtà...
è meglio viverla, è meglio viverla..."
Vasco Rossi

Oggi celebro il primo mese del mio blog nato prima di tutto per me stesso e per tutti quelli che vogliono contribuire ai miei pensieri, riflessioni e discussioni. Il punto è proprio questo: OGGI e non domani. Siamo tutti portati ad usare l'intercalare "uno di questi giorni", ma quale giorno? Uso un termine rubato alla pubblicità della nike "JUST DO IT" . Questo deve essere il motto che ci deve spingere ogni giorno al raggiungimento dei ns sogni, professionali o personali che siano.

Lo so è difficile e ci vuole molta costanza ed impegno e tanti sacrifici...ma è anche questo il bello, raggiungere la vetta dopo aver scalato la montagna...OGGI..."Domani è troppo tardi..."
Ognuno come può! ...(come ama dire l'amico Giannicola)

domenica 1 giugno 2008

"La Musica del Silenzio"


Oggi voglio condividere con voi un brano tratto dal libro di Sergio Bambaren "La musica del silenzio" che io, per il significato che lascia ho intitolato "Amore e Servizio". Questa volta però non voglio addentrarmi alla ricerca di un significato mio particolare, lascio a voi la lettura e le interpretazioni che vorrete dare liberamente ascoltando il vostro cuore...Buona lettura.

AMORE E SERVIZIO

Non biasimare altri per la tua sorte, perchè tu e soltanto tu hai preso la decisione di vivere la vita che volevi.
La vita non ti appartiene, e se, per qualche ragione ti sfida, non dimenticare che il dolore e la sofferenza sono la base della crescita spirituale.
Il vero successo, per gli uomini, inizia dagli errori e dalle esperienze del passato.
Le circostanze in cui ti trovi possono essere a tuo favore o contro, ma è il tuo atteggiamento verso ciò che ti capita quello che ti darà la forza di essere chiunque tu voglia essere, se comprendi la lezione.
Impara a trasformare una situazione difficile in un'arma a tuo favore.
Non sentirti sopraffatto dalla pena per la tua salute o per le situazioni in cui ti getta la vita: queste non sono altro che sfide, ed è il tuo atteggiamento verso queste sfide che fa la differenza.
Impara a rinascere ancora una volta dalle ceneri del tuo dolore, a essere superiore al più grande degli ostacoli in cui tu possa mai imbatterti per gli scherzi del destino.
Dentro di te c'è un essere capace di ogni cosa.
Guardati allo specchio.
Riconosci il tuo coraggio e i tuoi sogni, e non asserragliarti dietro alle tue debolezze per giustificare le tue sfortune.
Se impari a conoscerti, se alla fine hai imparato chi tu sei veramente, diventerai libero e forte, e non sarai più un burattino nelle mani di altri.
Tu sei il tuo destino, e nessuno può cambiarlo, se tu non lo consenti.
Lascia che il tuo spirito :si risvegli, cammina, lotta, prendi delle decisioni, e raggiungerai le mete che ti sei prefissato in vita tua.
Sei parte della forza della vita stessa.
Perchè quando nella tua esistenza c'è una ragione per andare avanti, le difficoltà che la vita ti pone possono essere oggetto di conquista personale, non importa quali esse siano.

Ricordati queste parole:
Lo scopo della fede è l'amore,
lo scopo dell'amore è il servizio

Trama del libro "LA MUSICA DEL SILENZIO" di Sergio Bambarén -
I soli compagni del piccolo Antonio sono gli uccelli che volano alti su Huanape, con i quali ammirare il tramonto del sole; i leoni marini, che si rotolano con lui sulla sabbia dorata; i delfini, da sfidare in velocità sulle onde... e il silenzio, di cui il padre gli ha insegnato a cogliere e amare la musica nascosta. Tra il bimbo ed i suoi singolari amici l'intesa è perfetta, ricolma di un sapere senza parole. E su questi esempi si modella il suo animo. Ma dopo sette anni di infanzia felice su quell'isoletta del Pacifico meridionale, passata con i genitori a scoprire l'incanto della natura, viene il momento di incontrare il resto del mondo e la civiltà: è giunta l'ora di andare in città, sulla terra ferma. L'impatto non è dei più facili: in confronto all'antico paradiso, il nuovo ambiente è decisamente "l'isola del cemento" e non meno grigi e duri sono i suoi abitanti, schiavi di convinzioni e pregiudizi, la società dapprima è ostile al ragazzo isolano, poi, vista la sua eccezionale abilità di nuotatore, ne vuol fare un campione, addirittura un eroe. Ma il giovane, che da guardare dentro di se con limpidezza eccezionale e non esita a seguire il suo cuore, sa bene che cosa vuol essere: un salvatore di vite. Nato su un'isola particolare e ricca di emblematiche contraddizioni, laggiù è in fine tornato, da vecchio, felice come lo è sempre stato.