venerdì 27 novembre 2009

La creatività secondo Steve Jobs


tratto dal libro "Nella testa di Steve Jobs"

"Nell'arte come nella tecnologia, la creatività ha a che fare con l'espressione individuale. Steve Jobs non si serve di gruppi di discussione, proprio come un'artista non ci si affiderebbe per dipingere un quadro. Non può innovare chiedendo a un campione di utenti che cosa vorrebbe: LA GENTE NON SA QUELLO CHE VUOLE. Come ebbe a dire una volta Henry Ford, "se avessi chiesto ai miei clienti che cosa volevano, mi avrebbero risposto: "Un cavallo più veloce"

martedì 24 novembre 2009

Steve Jobs - 1


"Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario."
(Steve Jobs)

domenica 22 novembre 2009

"Gli incredibili"


"Dare valore alla vita non è debolezza e non curarsene non è forza"

(dal film Gli Incredibili)

sabato 21 novembre 2009

"La strategia dell'orso bianco




Oggi voglio condividere con voi questo libro letto qualche settimana fa. Con sorpra leggendolo ho appreso della VERA storia dell'orso Knut, che sinceramente ignoravo. Ma soprattutto voglio condividere con voi la frase sottostante che per quanto mi riguarda si addice molto a questo periodo. Buona lettura allora...

"La strategia dell'orso bianco" di Moritz Huber
"Quando la vita è piena di avversità, ci vuole una strategia per ritrovare la felicità"
- In psicologia il concetto di "resilienza" si applica alle persone capaci di condurre una vita serena, nonostante i colpi del destino o un'infanzia difficile. Gli individui dotati di resilienza non crollano dinanzi ad una crisi, ma ne escono arricchiti interiormente. Sono ottimisti e realisti, si assumono le proprie responsabilità, confidano nelle loro capacità e sanno cercare appoggio quando serve. Soprattutto: la resilienza si può imparare - anche da adulti. Come fare è Moritz Huber a insegnarcelo grazie a questo libro, a metà tra favola e manuale, che racconta la storia del libraio Friedrich Spat, che invita i propri collaboratori a una giornata allo zoo. La storia del piccolo orso bianco (liberamente ispirata all'orso Knut dello zoo di Berlino) che affronta con successo il suo difficile ingresso nel mondo, darà il via a una discussione tra i partecipanti della gita sulle possibilità di gestire le situazioni critiche, sia personali che lavorative, e dimostra come utilizzare una serie di strategie concrete per superare i periodi di crisi - e uscirne più forti.

Per approfondire la vera storia dell'orso Knut:
http://it.wikipedia.org/wiki/Knut

"Tutti temono il nuovo e l'incerto, alcuni più, altri meno. Questa paura si oppone alla decisione di poter affrontare il futuro. Se la vostra paura è maggiore della fiducia in voi stessi, impedisce la vostra crescita. I migliori amici della paura sono il coraggio e la curiosità. La curiosità vi spinge avanti, la paura vi mette in guardia dai rischi e il coraggio vi fa agire".

La Pixar secondo Steve Jobs


tratto dal libro "Nella testa di Steve Jobs"

"Non credo che tra vent'anni saremo in grado di avviare un computer di oggi. Ma "Biancaneve" ha venduto 28 milioni di copie ed è stato girato 60 anni fa. La gente non legge più ai propri figli Omero o Erotodo, ma i film li guardano tutti. E' questa, oggi, la nostra mitologia. La Disney rende quei miti parte della nostra cultura e spero che anche la Pixar sia in grado di farlo"
(Steve Jobs - 1997)

...penso che ci sia riuscito!....

sabato 14 novembre 2009

Il discorso del Capo Seattle


Nel 1845 il governo degli Stati Uniti fece pressione sul Capo Seattle e la sua tribù di nativi americani allo scopo di acquistare i territori del Puget Sound, dove loro vivevano e cacciavano: due milioni di acri e uno stile di vita in cambio di 150/mila dollari e di una riserva entra la quale il governo degli Stati Uniti si impegnava a mantenere la tribù. Capo Seattle rispose con un discorso che dipinge con graffiante efficacia la società urbana degli Stati Uniti nel 1850 e delinea un pauroso ritratto del mondo come lo vediamo oggi. La sua risposta costituisce una delle più alte espressioni di consapevolezza ambientale mai fatte dall’uomo.

«Il Grande Capo di Washington [il presidente degli Stati Uniti] ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e di buona volontà, e questo è gentile da parte sua, visto che ha ben poco bisogno della nostra amicizia.Prenderemo in considerazione la proposta perché sappiamo che, se non vendiamo la terra, l’uomo bianco potrebbe prendersela con il fucile.

Come si possono comprare il cielo e il calore della terra? Per noi è un’idea strana. se non possediamo la freschezza dell’aria e lo scintillio dell’acqua, come possiamo acquistarli?I morti dell’uomo bianco dimenticano la terra dove sono nati quando vanno a camminare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa magnifica terra, perché essa è parte dell’uomo rosso.Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle; il cervo, il cavallo, la grande aquila… questi sono i nostri fratelli. Le creste rocciose, gli umori dei prati, il calore dei pony e l’uomo… appartengono tutti alla medesima famiglia.Così, quando il Grande Capo di Washington manda a dire che vuole comprare la nostra terra, chiede molto… perché questa terra ci è sacra. Qui e ora faccio di questa la prima condizione… che non ci venga negato il privilegio di recarci a visitare, indisturbati, le tombe degli antenati, degli amici e dei figli.L’acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non è semplice acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra, dovete ricordare che è sacra, dovete insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni pallido riflesso nell’acqua limpida dei suoi laghi racconta gli eventi e le memorie della vita della mia gente. Il mormorio dell’acqua è la voce di mio padre.I fiumi sono nostri fratelli; essi spengono la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri bambini. Se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli… e vostri; dovete quindi trattare i fiumi con la gentilezza che avreste per un fratello.
Le ceneri di nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono suolo consacrato e allo stesso modo sono sacre queste colline, questi alberi, questa porzione di terra.Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce il nostro modo di sentire. Per lui un pezzo di terra è uguale all’altro, perché è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra quello di cui ha bisogno. La terra non è suo fratello, ma il suo nemico e, dopo averla conquistata, la abbandona.L’uomo bianco si lascia dietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Ruba la terra ai suoi figli e non se ne cura. La tomba del padre e il diritto di nascita del figlio vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, alla stregua di cose da comprare, saccheggiare e vendere, come pecore e perline luccicanti. La sua fame divora la terra e la rende un deserto. Io non so. Il nostro modo di sentire è diverso dal vostro. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma, forse, l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.Nelle città dell’uomo bianco non c’è un posto tranquillo, un posto dove ascoltare le foglie che si dischiudono in primavera e il frinire delle ali di un insetto.Ma, forse, è perché sono un selvaggio e non capisco.Il frastuono delle vostre città ferisce le nostre orecchie.… I pellerossa preferiscono il soffice sospiro del vento sulla superficie dello stagno e l’odore di quel vento, lavato dalla pioggia di mezzogiorno o profumato dalla resina dei pini.Per l’uomo rosso l’aria è preziosa, perché tutte le cose dividono il medesimo respiro; l’animale, l’albero, l’uomo… dividono tutti lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira. Come l’uomo che agonizza, non si accorge del proprio fetore.Ma se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare che per noi l’aria è preziosa, che lo spirito dell’aria è lo stesso della vita che essa sostiene. Il vento che ha dato a mio nonno il primo respiro ha accolto anche il suo ultimo sospiro.E se vi vendiamo la nostra terra, dovete mantenerla separata e sacra, un posto dove persino l’uomo bianco possa assaporare la brezza addolcita dalla fragranze dei fiori… L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco nessun altro modo di vivere. Ho visto i bufali marcire a migliaia nelle praterie, uccisi dall’uomo bianco che passava sul treno. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro fumante possa essere più importante del bufalo che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo morirebbe di una grande solitudine dello spirito. Perché tutto quello che accade agli animali presto accadrà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.Dovete insegnare ai vostri bambini che il terreno sul quale camminano è formato dalle ceneri dei vostri nonni. Affinché rispettino la terra, dite loro che è ricca delle vite della vostra gente. Insegnate ai vostri bambini quel che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su loro stessi.Questo noi lo sappiamo: non è la terra che appartiene all’uomo, ma l’uomo alla terra. Questo lo sappiamo.Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce i membri di una stessa famiglia. Tutte le cose sono collegate. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. L’uomo non tesse la sua trama della vita, ne è semplicemente uno dei fili. Qualsiasi cosa fa alla tela, la fa a se stesso.Ma noi prenderemo in seria considerazione l’offerta di andare nella riserva che avete pronta per la mia gente. Vivremo separati e in pace. Ha poca importanza dove trascorrere i giorni che ci restano: non sono molti. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno conosciuto la vergogna, e da dopo la sconfitta trascorrono le giornate nella pigrizia, ubriacandosi. Ancora qualche ora, ancora qualche inverno e nessuno dei bambini delle grandi tribù, che un tempo abitavano questa vasta terra e che ora si aggirano in piccole bande fra i boschi, sarà lasciato a piangere sulle tombe di una gente una volta potente e piena di speranza come la nostra.Ma perché dovrei addolorarmi per la scomparsa della mia gente? Le tribù sono fatte di individui, e non sono di loro migliori. Gli uomini vengono e vanno, come onde del mare. E’ l’ordine della natura. Perfino l’uomo bianco, che ha parlato e camminato a fianco del suo Dio come amico, non può essere esentato da questo destino.Potremmo essere fratelli, dopotutto. Staremo a vedere.Una cosa sappiamo, che forse un giorno l’uomo bianco scoprirà… il nostro Dio è lo stesso Dio. Ora voi pensate di possederlo, come possedete la nostra terra, ma non potete. Egli è il Dio degli uomini, e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso e per l’uomo bianco. Questa terra gli è preziosa e offendere la terra significa mancare di rispetto al suo Creatore.Anche i bianchi passeranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contamina il suo letto e una notte soffocherai nei tuoi stessi rifiuti. Ma nel vostro perire, scintillerete vivamente, infiammati dalla forza del Dio che vi ha portati qui e, per qualche speciale motivo, vi ha dato dominio su questa terra e sull’uomo rosso. Un destino che ci è misterioso, perché non comprendiamo tutti i bufali uccisi, i cavalli selvaggi domati, gli angoli segreti delle foreste pieni dell’odore di molti uomini e il profilo delle fertili colline deturpato dai fili parlanti.Dov’è il boschetto? Sparito.Dov’è l’aquila? Sparita.La fine della vita è l’inizio della sopravvivenza. Quando l’ultimo uomo rosso se ne sarà andato dalla faccia della terra, quando la sua memoria fra gli uomini bianchi sarà diventata un mito, queste riserve brulicheranno dagli invisibili morti della mia tribù. Loro amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore della madre.L’uomo bianco non sarà mai solo. Fate che sia giusto e gentile nel trattare la mia gente, perché i morti non sono privi di potere.Morti ho detto? La morte non esiste. Solo un cambiamento di mondi!Se vi vendiamo la nostra terra, amatela come noi l’abbiamo amata. Curatela come noi l’abbiamo curata. Conservate nella mente il ricordo di questa terra, così com’è, quando la prenderete.E con tutta la votra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri bambini e amatela… come Dio ama noi. Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra Gli è preziosa».

venerdì 6 novembre 2009

"Nike vs adidas"




tratto dal libro: "A morte le vacche sacre"

CALCEI (scarpe)

Un esempio magnificamente esplicativo del dibattito "ATTIRARE" contro "VENDERE" applicato al marketing è la rivalità tra Nike e adidas (perchè adidas non l'hanno scritto con la lettera maiuscola?). Nike e adidas sono i due più grandi produttori di scarpe sportive fin dal X secolo, quando i Visigoti hanno invaso il Wyoming. Ma è a partire dalla metà degli anni Ottanta che le cose hanno cominciato a scaldarsi. Nel 1984 la Nike avviò la sua partnership con un atleta che avrebbe cambiato per sempre il mondo dello sport, dell'abbigliamento sportivo e della calvizia maschile: Michael Jordan. Mentre la sua popolarità cresceva, la Nike fece in modo che tutti sapessero che Michael portava delle scarpe nuove. Jordan calzò le sue Nike nuove di zecca all'All-Star Game, nonostante la NBA lo avesse multato perchè erano "troppo colorate". Da lì partì l'incessante campagna di marketing delle Air Jordan. Sembrava che ogni televisore, ogni pagina di giornale e ogni fermata di autobus pretendessero di farci sborsare soldi, guadagnati col sudore della fronte, per "Essere come Mike". Nello stesso periodo, l'adidas aveva messo a segnoun diverso colpo di marketing...Mentre Michael Jordan saltellava nelle sue Air Jordan avviandosi a diventare il più grande giocatore di basket e "simbolo" di scarpe di tutti i tempi, l'adidas si ritrovò a vendere un sacco di scarpe da ginnastica grazie a tre tizi del Queens che non avevano lacci ma un vstissimo repertorio di rime. "Raising Hell" dei Run-DMC aveva venduto più di 3 milioni di copie e su ognuna c'era un pezzo che si chiamava "My adidas", alla traccia n°3. La canzone era un'ode particolarmente imbecille a uno specifico modello di scarpe da tennis che Run-DMC e Jam Master jay amavano indossare. Come dicevano eloquentemente i ragazzi. "My adidas and me, close as can be, we make a mean team, my adidas and me" ("le mie adidas e io, vicini vicini, facciamo un team da paura, le adidas e io"). L'adidas non aveva pagato i Run-DMC per fare un rap sulle sue scarpe. Probabilmente non sapeva neanche che Joseph Simmons e Darryl McDaniels se ne andavano in giro per le arene del mondo portando ai piedi i suoi prodotti. E non si sarebbe mai aspettata che sarebbe nata una moda hip hop che avrebbe adottato le adidas bianche e nere senza lacci come una quintessenza del "must". L'adidas sapeva solo che stava vendendo un sacco di scarpe. I Run-DMC avevano aiutato l'aidas a resistere alla tempesta delle Nike Air Jordan più di qualsiasi campagna pubblicitaria. Michael Jordan è stato messo sotto contratto dalla Nike per vendere un prodotto. E la strategia ha chiaramente funzionato, anche se è costata una fortuna. I Run-DMC e l'avvento della moda b-boy, invece, hanno attirato tantissimi consumatori verso il brand dell'adidas. E tutto questo non è costato un centesimo. Certo, l'adidas spendva un sacco di soldi per altre campagne di marketing mirate a "spingere" i prodotti verso i consumatori. Ma è stata una coincidenza fortuita di pubblicità indiretta e "zeitgeist" culturale a creare un alone particolare e a dare all'adidas un livello di credibilità "di strada" che nessuna campagna pubblicitaria, per quanto aggressiva, avrebbe mai potuto comprare. Questa potrebbe essere la frase più densa e involuta che abbiamo mai scritto. Ma la sosteniamo. La sosteniamo mentre abbiamo ai piedi le adidas senza lacci che puliamo religiosamente con uno spazzolino da denti elettrico ogni domenica pomeriggio fin dal 1986. Ed è così che si fa...

Shrek 3


"Solo perché la gente ti tratta da malvagio o da orco o anche da sfigato non vuol dire che tu lo sia. La cosa che importa di più è quello che pensi di te stesso. Se c'è qualcosa che davvero vuoi o qualcuno che davvero vuoi essere allora l'unica persona che ti è di ostacolo sei tu."
Personaggi coinvolti: Principe Arthur (Shrek 3)

domenica 1 novembre 2009

Un faro originale...lo sapevate?



Di Annamaria "Lilla" Mariotti - La Statua della Libertà, o Miss Liberty, come viene chiamata amichevolmente dagli Americani, è stata donata dal Governo Francese al Governo Americano, in segno di amicizia, per festeggiare il centenario della Dichiarazione di Indipendenza, che cadeva nel 1876. Venne incaricato lo scultore Frederic-Auguste Bartholdi che però non riuscì a completare l'opera in tempo.
Compito degli Americani era quello di costruire il piedestallo mentre i Francesi avrebbero inviato la statua in pezzi, per essere assemblata negli Stati Uniti. La località scelta era stata Fort Wood (costruito per la guerra del 1812) che in seguito venne denominato Liberty Island. Ci furono molti problemi di carattere tecnico e finanziario, per completare l'opera intervenne anche Gustave Eiffel (il costruttore della Tour omonima a Parigi) ed alla fine, con dieci anni di ritardo, il 28 Ottobre 1886 la statua, alta 93 metri da terra alla fiaccola (46 mt. dal piedestallo alla fiaccola) fu inaugurata davanti ad una gran folla.
Ma uno si chiederà, cosa ha a che fare la Statua della Libertà con i fari ?
Molto, perchè dal 1886, per ordine dello stesso Congresso degli Stati Uniti, venne definita “Aid to navigation” un vero a proprio faro all'ingresso del porto di New York e fino al 1901 è stata gestita dal servizio Fari Americano ("United States Lighthouse Board" ). Nel 1902, con l'aumentare del luccichio della città, la sua luce non era più sufficiente per guidare i naviganti, e nel 1902 venne gestita dal Dipartimento della Guerra (War Department). Nel 1924 venne dichiarata monumento nazionale e poi .... tutti lo sanno, è diventata il simbolo stesso di New York.
Questo è l'unico faro al mondo rappresentato con una figura antropomorfa, non ce n'erano mai stati altri dopo il Colosso di Rodi.