domenica 24 luglio 2011

McJob di Filippo Di Nardo


"La fortuna è un dividendo del sudore, più si suda, più se ne ha" - RAY KROC

Quando leggiamo libri che parlano di aziende, sorge spontaneo il dubbio se il libro in questione sia stato commissionato dall'azienda stessa per farsi pubblicità. La stessa domanda me la sono posta appena mi sono dedicato alla lettura del libro "McJob" di Filippo Di Nardo; fonti autorevoli ed altamente attendibili mi hanno subito tolto il dubbio. McDonald's si è limitata a fornire informazioni all'autore che sono state verificate sul posto. McDonald's ha sempre suscitato nel mondo vari commenti: da simbolo della globalizzazione degli anni ottanta (con il senno di poi potremmo definirla come azienda all'avanguardia nello sviluppo visto che poi TUTTE le aziende si sono accodate), simbolo di un "lavoro precario e poco professionalizzante" (affermazione come vedremo falsa e coniata da chi non conosce la realtà).
Proprio su questa ultima affermazione/argomento ruota tutto il libro.

Prendo come spunto di riflessione per spiegare meglio il perchè di questo libro parte dell'introduzione al libro "McJob" scritte dall'autore Filippo Di Nardo:
"...Un lavoro di basso prestigio, poco stimolante, temporaneo, senza benefici di alcun tipo e dalle poche possibilità di promozione". Questa è una delle tante definizioni spregiative attribuite al neologismo McJob. Andando avanti di questo passo la parola McJob apparirà nei dizionari di tutto il mondo quale espressione aggiornata del turpiloquio senza confini. Insomma, una parolaccia globale. Ma è davvero cosi? Il lavoro da McDonald's, e il neologismo McJob con il suo carico pesante di pregiudizi e stereotipi, diffamatorio per certi versi, riflette davvero la realtà generale del lavoro da McDonald's oppure siamo di fronte a una mistificazione su scala globale? Questo libro sostiene la tesi opposta a quella mistificatoria. Il lavoro da McDonald's non solo non è l'esempio del moderno sfruttamento dei lavoratori del 21esimo secolo ma, al contrario, è un modello positivo a cui guardare, per molti versi, con ammirazione. E' necessario ristabilire la realtà delle cose, a partire proprio dalla definizione McJob, la cui "etimologia" è indicativa del suo reale significato. Il termine risale al 1981, coniato proprio da McDonald's che chiamò così un programma aziendale di "diversity management" negli Stati Uniti, finalizzato al sostegno di persone fisicamente e mentalmente disabili attraverso lo sviluppo delle capacità e dell'autostima utili al successo nell'ambiente di lavoro dei ristoranti McDonald's. Il programma McJobs dell'81 si svolse coinvolgendo persone contattate tramite l'Agenzia per la riabilitazione vocazionale statale e attraverso partnership con agenzie e scuole locali. L'ambiente di lavoro in cui le persone coinvolte nel programma avrebbero lavorato è stato preparato adeguatamente coinvolgendo tutto lo staff dei ristoranti, dai crew ai manager fino ai supervisori dell'area, in specifici percorsi di formazione in Sensibilità. Questo seminario formativo includeva dei giochi di ruolo utili a comprendere come le persone disabili abbiano gli stessi desideri e bisogni di chiunque altro. Quindi McJob era il nome di uno specifico programma McDonald's per un efficace coinvolgimento lavorativo dei propri dipendenti disabili.
Forse è arrivato il tempo di liberare la parola McJob dal significato negativo impropriamente attribuitole e di riportarla alle origini, soprattutto al suo naturale significato, cioè espressione di una realtà lavorativa tutt'altro che simbolo del moderno sfruttamento.
Questo libro è il frutto di una conversione rispetto a una convinzione insediatasi nella mia testa senza sapere bene come e perchè. Una conversione che non appartiene alle categorie della politica, della religione e dello spirito, sia chiaro. L'ambito di questo cambiamento d'idea è circoscritto al giudizio su un'azienda che è diventata un simbolo: McDonald's appunto. Un'azienda che va oltre se stessa ed esprime una cultura, evoca un mondo, anticipa la modernità. Appartenevo, fino a un pò di tempo fa, alla categoria di coloro che vedono (nel mio caso il verbo va coniugato al passato) nella McDonald's il simbolo stesso, tra le altre cose, della precarietà lavorativa che la globalizzazione ha esportato in tutto il mondo. Mi ero sbagliato. Con questo libro sostengo che il modello di lavoro di McDonald's debba essere preso ad esempio. Un paradigma positivo e da emulare come emblema di una moderna organizzazione del lavoro, ispirata alla meritocrazia, alla stabilità, alla crescita professionale, alle pari opportunità e ad una sana flessibilità. Nella mia attività di giornalista mi sono imbattuto nel 2008 nei numeri e nei meandri veri della condizione e dell'organizzazione del lavoro dell'azienda dell'Illinois nel Belpaese e ho scoperto, non senza stupore, un'altra verità. L'unica verità, probabilmente.
Possibile aver preso un simile abbaglio? Aver pensato e, in un caso, scritto il contrario, fino a prima? Sì, possibile. Questo è il risultato della nostra società fondata su una comunicazione disinformata. Siamo continuamente bombardati da informazioni, messaggi, notizie e non abbiamo il tempo materiale e , spesso, la voglia o la possibilità di verificarle tutte. Nemmeno alcune a volte. Siamo spesso soli di fronte a un'informazione bulimica e sovrabbondante. E in questo limbo comunicativo s'inseriscono i disinformatori in buona fede, ma anche i tanti in cattiva fede e ideologizzati, e quelli di professione che in modo a volte consapevole e a volte no, riescono a imporci un messaggio, un giudizio o un valore. Se poi questo corrisponda o meno alla realtà è tutt'altra storia. Se lo dice la televisione o lo si trova in rete allora è vero e tanto basta. E, invece, il più delle volte non è così. Il giudizio, meglio, il pregiudizio sul lavoro da McDonald's è il risultato di questa perversione mediatica senza confini. Per comprendere il mio "voltafaccia" e porvi nella stessa situazione quando ho constatato la realtà, pongo il lettore di fronte ai dati: prenderemo a riferimento alcuni parametri fondamentali che si potrebbero utilizzare per valutare le condizioni di lavoro e la cultura aziendale di qualsiasi impresa..." Buona lettura.

Il libro è diviso in 4 sezioni:
1) l'organizzazione del McLavoro (il mondo McDonald's, il McLavoro, la McFormazione, come farsi assumere da McDonald's)
2) una tipica giornata di lavoro da McDonald's
3) storie di successo in McDonald's made in Italy (alcuni dipendenti raccontano la loro storia)
4) la straordinaria vita del Fondatore di McDonald's, Ray Kroc.

Da"addetto ai lavori", devo dire, che il libro è scritto veramente bene, con obiettività, descrivendo in modo preciso tutti i vari aspetti del mondo lavorativo di McDonald's. Mi è molto piaciuta la sezione dedicata alle storie dei dipendenti McDonald's. Nella mia esperienza professionale ho ed ho avuto la fortuna di conoscere tante persone ognuna di esse con la propria McStoria. Storie di lavoratori come tanti che con il loro McJob contribuiscono alla crescita dell'azienda e soprattutto al sostentamento delle proprie famiglie: ci sono ragazzi/e di 16/18 anni che per la prima volta si affacciano al mondo lavorativo, giovani che con il loro stipendio contribuiscono a mantenere le proprie famiglie che stanno attraversando momenti di difficoltà anche a causa di questa crisi, mamme che si dividono tra l'impegno del lavoro e della famiglia, e tantissime altre persone che con la loro presenza, la loro quotidianità mi arricchiscono sempre più rendendomi fiero di far parte di questa comunità di McJob.
Il libro è stato molto stimolante e mi è venuta voglia di condividere con voi la mia personale McStory...ma questa è un'altra storia...alla prossima puntata!

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