domenica 22 aprile 2012

Ali...di Jim Morrison

"Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare"
(Jim Morrison)

"Eugenetica", ieri e oggi...


Introduco e riporto questo interessantissimo post scritto dal mio amico e collega Gianpiero D'Alanno in riferimento al commento del film e successivo post su questo blog "Winter il delfino" ...buona lettura e buona riflessione... 


Non c'è dubbio che il film offra un'occasione per riflettere sul valore della vita e non solo quella animale.
Si va diffondendo sempre di più la mentalità dell'uomo "perfetto".
Mi riferisco, per esempio, all'uso massiccio della diagnosi prenatale mirato ad eliminare, mediante l'aborto, i feti che potrebbero avere dei "difetti".
Un pratica sempre più diffusa anche nelle strutture sanitarie italiane.
Questa mentalità (eugenetica) ultimamente si spinge anche oltre, ne è un esempio l'articolo pubblicato poche settimane fa (link) da una rivista scientifica mensile specializzata, The Journal of medical ethics.
L’articolo dal titolo “After-birth abortion: why should the baby live?” pubblicato dai "bioeticisti" Francesca Minerva e Alberto Giubilini ha suscitato forti polemiche per una tesi agghiacciante: alle stesse condizioni per cui si uccide il feto nel grembo della madre dovrebbe essere permessa anche la soppressione dei bambini appena nati
Quali? Ovviamente quelli "difettosi", i down per esempio.
Va sottolineato che non si tratta di posizioni isolate.
Tutto questo, caro Dante, ci riporta indietro nel tempo..... leggi attentamente questa citazione:
"Si garantisca una morte pietosa ai pazienti considerati incurabili secondo il miglior giudizio umano". (Adolf Hitler)
E' il passo più significativo di una lettera scritta nel 1939 dal Fuhrer al suo medico personale Karl Brandt, nella quale Hitler incaricava Brandt di reclutare medici di provata fede nazista disposti a realizzare il famigerato Piano T4. Un progetto che avrebbe portato alla eliminazione di 70.000 tedeschi di "pura razza ariana", colpevoli solo di essere malati, inutili, dementi, mutilati della Grande guerra. Per loro furono inaugurate le mostruose camere a gas che verranno utilizzate in seguito su larga scala contro gli ebrei.....
Mi chiedo e ti chiedo: forse l'eliminazione degli "imperfetti" era sbagliata solo quando venica attuata dal nazional-socialismo?
Forse Hitler aveva ragione? Per qualcuno sembrerebbe di si.

Il delfino del film ha avuto la fortuna di trovare persone che avevano capito che una vita, anche se difettosa, ha un grande valore.
Perchè non dovrebbe valere anche per l'uomo?
Ben vengano, allora, i film che ci aiutano a riflettere su questo .... se non vogliamo rischiare di diventare come i nazional-socialisti.


La c. d. "eugenetica" è la "scienza" che tenta di migliorare la razza umana attraverso la riproduzione. Il termine, proposto per la prima volta nel 1883 da Francis Galton, cugino di Darwin, è composto dalla combinazione di due parole: eu (buono) e genet (nascita). Messe insieme stanno a significare "buona nascita" o "bontà genetica". 
In contrasto con il suo significato linguistico e ben lontano dall’essere "buono", questo concetto portò a una crudeltà inaudita.
I sostenitori dell’eugenetica affermavano che soltanto la loro razza doveva essere protetta e migliorata mentre le altre dovevano subire una "selezione artificiale". 
L'eugenetica si propone di prevenire la riproduzione di poveri, deboli, malati e privi di talento. 
I nazisti, a loro volta, sostenevano che chi non apparteneva alla prospera razza ariana, rappresentava un fardello per lo stato e che, pertanto, dovesse essere eliminato per mezzo della sterilizzazione o dello sterminio. 
Dalla teoria passarono alla pratica. 
Oltre a sterilizzare centinaia di migliaia di persone (politica eugenetica), i nazisti uccisero anche migliaia di malati, storpi, minorati mentali, anziani, incapaci e orfani mandandoli nelle camere a gas, avvelenandoli o lasciandoli morire di fame.
Come ti avevo anticipato ieri, Darwin supportò e incoraggiò la perversione nota come eugenetica, in nome della cosiddetta scienza. 

In "L’origine dell’uomo", Darwin si mostrò preoccupato del fatto che, attraverso varie pratiche sociali, i deboli non venissero eliminati e che ciò potesse portare a una tendenza biologicamente arretrata. 
Secondo Darwin, i "difettosi" tra le "popolazioni selvagge" e gli animali venivano eliminati rapidamente, e commettevano un errore i medici e i pietisti che proteggevano quelle stesse categorie presenti tra le popolazioni civilizzate. Nello stesso modo in cui gli allevatori miglioravano il loro bestiame attraverso una selezione artificiale, così dovevano fare le società umane, eliminando i malati e i deboli.
Leggi attentamente questi passaggi:
"Chiunque abbia assistito alla selettocoltura non dubiterà che debba essere altamente dannosa alla razza umana.
È sorprendente quanto la mancanza di cure, o una cura gestita erroneamente, porti velocemente alla degenerazione della razza; ma, tranne nel caso dell’uomo, nessuno è così ignorante da consentire che le proprie bestie peggiori si riproducano...... insieme ai selvaggi vengono presto eliminati i malati nel corpo e nella mente; e quelli che sopravvivono mostrano generalmente un ottimo stato di salute. Noi uomini civilizzati, a nostra volta, facciamo tutto il possibile per tenere sottocontrollo il processo di eliminazione; costruiamo centri di ricovero per dementi, mutilati e malati; istituiamo leggi per i poveri; i nostri medici si impegnano al massimo per salvare la vita di tutti fino all’ultimo momento ...... così i membri deboli delle società civili propagano il loro genere". Queste parole, frutto di una mentalità malata, costituirono un buon supporto per razzisti, fautori dell’eugenetica e sostenitori della guerra che, alla fine, inflissero terribili catastrofi all’umanità. Nella parte finale di L’origine dell’uomo, Darwin si è sbizzarrito con affermazioni prive di alcuna logica scientifica, asserendo che la "lotta per l’esistenza" è un bene per l’umanità, che i più intelligenti avrebbero avuto più successo nella battaglia della vita rispetto ai meno intelligenti, e che senza di essa le gente cadrebbe nell’indolenza.
Con queste teorie distorte Darwin gettò, appunto, le basi per le pratiche eugenetiche. 
Sappiamo com'è andata a finire, ma sembra che non sempre l'uomo sia capace di fare tesoro degli insegnamenti della storia.
L'articolo dei due "bioeticisti" è esattamente sulla stessa linea.
Le stesse idee del nazional-socialismo vengono ripresentate oggi ma in modo più subdolo e nascosto. Non si usano più le camere a gas, ma le diagnosi pre-natali.
C'è molto da riflettere.
(Gianpiero D'Alanno)

sabato 14 aprile 2012

"I Limiti" di Simona Atzori


"Penso talvolta che i veri limiti esistano in chi ci guarda"
(Simona Atzori)

visita il sito di Simona: (CLICCA QUI)

tratto dal libro "E li chiamano disabili" di Candido Cannavò

Winter il delfino


"WINTER IL DELFINO", un film che ho visto qualche mese fa e subito è entrato nel mio cuore e in quello di tutta la mia famiglia.
Un film, tratto da una storia vera, che lascia spazio a diverse riflessioni. Riflessioni che ho avuto il piacere di condividere con diverse persone ed in particolare con l'amico Floriano Di Francesco, responsabile di laboratorio presso "Ortopedia Prodiesan" di Pescara.
Il delfino, nel film e nella vita reale, si comporta come un comune umano, ed attraversa 3 fasi:
1) subito dopo l'incidente che lo ha portato sulle rive della Florida intrappolato ad trappola per pesci, si abbatte, si lascia quasi morire perchè non vede più un futuro;
2) successivamente, grazie all'aiuto di persone le sono vicine si riprende, si fa curare e si adatta al suo "nuovo corpo" dopo aver subito l'amputazione della coda, un adattamento che però la fa "sopravvivere", infatti senza coda la sua vita è compromessa;
3) la terza fase è quella della "nuova vita", quando grazie ad una nuova speciale protesi torna a nuotare nel modo naturale e riprende la sua vitalità. Vitalità che potrà continuare ad esprimere solo in vasca e non in mare aperto.
Il delfino "Winter" diventa esempio da seguire ed imitare, fonte di ispirazione e forza per molte persone che si trovano a vivere nella "diversità", visitato ancora oggi presso "Clearwater Marine Aquarium" da migliaia di persone.
Strana e sorprendente la natura: l'uomo cerca in tutti i modi di distruggerla e lei, attraverso tanti animali ed in questo caso il "delfino Winter" dona a tutti gli uomini un grande insegnamento sul Valore della Vita.

SE VUOI VEDERE IL VERO WINTER ATTRAVERSO LE WEBCAM (clicca qui) E VAI NELLA SEZIONE "WINTER WEBCAM"

tratto da: WIKIPEDIA

L'incredibile storia di Winter il delfino (Dolphin Tale) è un film del 2011 diretto da Charles Martin Smith, basato sulla storia del delfino Winter. Il film è ispirato alla vera e straordinaria storia di Winter, una femmina di delfino che è stata salvata nel dicembre 2005 al largo delle coste della Florida e presa in affidamento dalla "Clearwater Marine Aquarium". Dopo essersi aggrovigliata ad una corda legata ad una trappola per granchi, ha perso la sua coda, la quale le è stata sostituita con una particolare protesi. La storia di Winter è stata scelta dai produttori perché fonte di ispirazione per migliaia di persone che si trovano ad affrontare un handicap, e che tutt'oggi visitano quotidianamente il delfino al Clearwater Marine Aquarium.[1]. Sawyer è in bicicletta lungo la spiaggia, quando un pescatore, chiede aiuto dopo aver trovato un delfino ferito intrappolato in una trappola per granchi. Il delfino viene trasportata e curata al Marine Hospital. Hazel dà al delfino il nome Winter. A Sawyer viene data la possibità di vedere Winter anche se all'inizio il padre di hazel non era d'accordo, succesivamente ha notato che Winter alla vista di Sawyer è molto contenta, e quindi gli dà il permesso di vederla. Sawyer, andava a visitare winter tutti i giorni saltando la scuola estiva La madre del ragazzo era molto arrabbiata ma quando ha visto la forte amicizia fra Sawyer e Winter ha migliorato l'umore del ragazzo perché era stato lasciato dal papà. Purtroppo, la coda di Winter sanguinava molto e quindi viene amputata. Winter impara a nuotare senza coda, da una radiografia, il delfino nuota ma in un modo non coretto dannegiando la sua spina dorsale, quindi rischiava di morire Sawyer fa visita a kyle suo cugino che si trovava in ospedale perché aveva perso una gamba durante una battaglia , dove incontra il dottor Cameron McCarthy, il quale costruisce protesi. Sawyer pensa che una protesi possa essere la soluzione migliore per Winter e chiede al Dott. McCarthy di provarci, e accetta Il Dott. McCarthy costruisce un modello di coda ma Winter si rifiuta andando a sbattere contro il muro della piscina. Poco dopo l'ospedale viene danneggiato da un uragano e non ci sono più fondi per la protesi di winter ma per fortuna una madre che aveva la figlia senza una gamba fu colpita dalla storia di winter decise di andare a vederlo, Sawyer vedendo esse colpite da winter ebbe un ideea e convince una sua amica della televisione di annunciare 'l'evento per raccogliere fondi per la coda di winter 'l'evento ebbe un sucesso e così riuscirono a raccogliere i fondi per la nuova coda di winter. così Winter non rifiuta la coda, di guaina gelatinosa . Alla fine, il delfino accetta la coda nuova e furono tutti molto contenti soprattutto il suo migliore amico saweyr e hazel e diventarono come una vera famiglia

Differenze tra il film e la realtà

  • Nel film, Winter viene trovato arenato su una spiaggia vicino al Clearwater, da un pescatore seduto sulla riva (e viene salvato con l'aiuto di Sawyer). Nella realtà, Winter è stato trovato nella laguna Mosquito (sul lato opposto dello Stato), non su una spiaggia, da un pescatore nella laguna, e nessun bambino è stato coinvolto.
  • Nel film il processo di sviluppo della coda di Winter viene svolto nell'arco di poche settimane dal medico del Dipartimento locale dei Veterani durante la sua vacanza. Nella realtà, il processo di sviluppo della coda adatta è stato svolto in ben più di un anno da Kevin Carroll e un team di esperti di protesi e ortesi.
  • Nel film il Clearwater Marine Hospital (già alle prese con questioni finanziarie) viene gravemente danneggiato da un uragano, questo solo per fare in modo di essere drammaticamente salvato dal "Save Winter Day". Nella realtà, il Clearwater Marine Aquarium non ha mai avuto nessun problema finanziario, sia prima che dopo l'arrivo di Winter.

mercoledì 11 aprile 2012

"Questa è la mia vita"...Ligabue


"Questa è la mia vita, se ho bisogno te lo dico. Sono io che guido, io che vado fuori strada. Sempre io che pago; non è mai successo che pagassero per me..."
(Ligabue)

martedì 10 aprile 2012

Il problema secondo cap. Sparrow


"Il problema non è il problema. Il problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema. Comprendi?"
(cit. capitan Jack Sparrow)

sabato 7 aprile 2012

"Pensare come Steve Jobs" di Carmine Gallo


Un altro libro che parla di Steve Jobs. L'ennesimo libro che strumentalizza la sua immagine e la sua persona...Questo è quello che ho pensato quando mi è stato regalato questo libro lo scorso Natale.
Entusiasmante, Appassionante, Illuminante, fonte di Ispirazione...Questo è quello che ho pensato dopo averlo letto!
Già, perchè "Pensare come Steve Jobs" (scritto prima della prematura scomparsa di Jobs) non si limita a raccontare la storia del fondatore di Apple, fa di più: prende spunto dal modello organizzativo/aziendale di Steve Jobs e dei suoi collaboratori e ne fa un case history, duplicabile in ogni contesto organizzativo...basta volerlo...
Ma la cosa che più mi ha colpito ed entusiasmato, è il fattore ISPIRAZIONE.
La nostra società, la nostra Nazione, le nostre Aziende e noi tutti, stiamo vivendo un momento difficile. Sembra quasi che l'obiettivo comune o parola d'ordine sia SOPRAVVIVENZA. Assistiamo quasi immobili ed impassibili a ciò che accade, quasi anestetizzati da questa crisi.
Mancano a mio avviso, FONTI DI ISPIRAZIONE, siano essi capi di Stato o dirigenti d'azienda, che sappiano traghettare, trasportare dipendenti e cittadini verso nuovi orizzonti, nuovi obiettivi e nuovi stimoli per un mondo nuovo.
Nel libro possiamo leggere storie di uomini e donne che con le loro opere ed innovazioni hanno cambiato anche semplicemente il mondo che li circonda. Uomini e donne che seguendo ed imitando il modello dettato da Steve Jobs hanno reso e stanno rendendo diverso questo nostro mondo.
Che questo libro sia d'ispirazione per tutti noi affinchè anche nel nostro piccolo possiamo essere artefici di un cambiamento...Buona lettura e buona vita...

"PENSARE COME STEVE JOBS" di Carmine Gallo (S&K editore) - Cosa farebbe Steve Jobs? Se è questa la domanda che ti poni quando devi "creare" qualcosa di nuovo, elaborare idee per dare slancio alla tua attività, fra le scelte giuste per la carriera o, in generale, innovare, sei sulla buona strada. Lo slogan di Apple "Think different", è infatti molto più di una brillante intuizione di marketing. E' la chiave di volta su cui il genio di Cupertino ha costruito non solo l'intera azienda, ma una vera e propria filosofia di vita. E' uno strumento potente, positivo, rivoluzionario che ognuno di noi può applicare in molti campi, puntando allo stesso obiettivo di Apple: essere un passo avanti a tutti per arrivare primi, sempre. In questo illuminante libro Carmine Gallo ha analizzato discorsi, il modus operandi, le strategie di Jobs e ha collezionato interviste con i suoi più stretti collaboratori per andare al cuore della filosofia dell'innovazione. ne ha tratto sette principi guida, la mappa del percorso che ti porterà a un livello superiore di consapevolezza e creatività:
1) Fà ciò che ami.
2) Lascia un segno nell'universo.
3) Metti in moto il cervello.
4) Vendi sogni, non prodotti.
5) Dì mille "NO".
6) Crea esperienze follemente eccezionali
7) Padroneggia il messaggio.
Seguendo l'esempio del creatore della Apple, tradotto in queste pagine in metodi e strumenti pratici, scoprirai nuovi modi per sbloccare il tuo potenziale creativo, alimentarlo e metterlo al servizio dei tuoi obiettivi. L'importante è imparare le regole del gioco dai maestri giusti. E, in questo gioco, Steve Jobs è (è stato) il migliore.

Lavoro, anche le persone disabili nella riforma del governo: arrivano piu posti e più controlli


Lavoro, anche le persone disabili nella riforma del governo: arrivano piu posti e più controlli

Nel testo del disegno di legge sulla riforma del lavoro, consegnato dal governo e ora al Senato per il via all'iter parlamentare, disposizioni riguardanti anche la legge 68/99 sull'inserimento lavorativo delle persone con disabilità: il testo amplia la base su cui è calcolata la quota di riserva e porterà ad un aumento dei posti disponibili. Previsti anche più controlli sulle aziende e un decreto del ministero del Lavoro cambierà le regole e i criteri previsti per gli esoneri

ROMA - Cambierà qualcosa nella legge sull'inserimento lavorativo delle persone con disabilità: più posti disponibili da un lato, maggiori controlli per fare in modo che le aziende non abusino degli esoneri previsti dall'altro. Nel testo del disegno di legge sulla riforma del lavoro, messo a punto dal governo Monti e presentato al Parlamento, fra i vari punti all'ordine del giorno c'è anche una modifica della legge 68/99. L'obiettivo è quello di aumentare le possibilità che una persona con disabilità avrà di trovare un lavoro e contestualmente quello di ridefinire, attraverso un decreto del Ministero del Lavoro da emanare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della nuova legge, i procedimenti relativi agli esoneri concessi alle aziende dall'obbligo del rispetto delle quote di legge.

Ad occuparsi di persone con disabilità è l'art. 57 del "disegno di legge recante disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita": un testo presentato ieri dal governo al Senato e assegnato immediatamente dal presidente Renato Schifani alla Commissione Lavoro di Palazzo Madama, che già da martedì prossimo, prima data utile dopo Pasqua, potrà dare avvio all'esame delle disposizioni previste. Il premier Monti non ha escluso a priori che sul testo venga posto un voto di fiducia, anche se al momento appare solo come una eventualità lontana.

L'articolo 57, indicato come la dicitura "Efficace attuazione del diritto al lavoro dei disabili", prevede anzitutto un ampliamento della base su cui è calcolata la quota di riserva per l'assunzione di persone con disabilità. Attualmente, l'articolo 4 della legge 68/99 prescrive che "agli effetti della determinazione del numero di soggetti disabili da assumere, non sono computabili tra i dipendenti i lavoratori occupati con contratto a tempo determinato di durata non superiore a nove mesi, i soci di cooperative di produzione e lavoro, nonché i dirigenti". La riforma prevista dal governo amplia come detto la base di calcolo, prevedendo che "agli effetti della determinazione del numero di soggetti disabili da assumere sono computati di norma tra i dipendenti tutti i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato". Permangono comunque una serie di eccezioni: "i soci di cooperative di produzione e lavoro, i dirigenti, i lavo ratori assunti con contratto di inserimento, i lavoratori occupati con contratto di somministrazione presso l'utilizzatore, i lavoratori assunti per attività da svolgersi all'estero per la durata di tale attività, i soggetti impegnati in lavori socialmente utili, i lavoratori a domicilio, i lavoratori che aderiscono al programma di emersione", e le "ulteriori esclusioni previste dalle discipline di settore", ma nonostante questo lungo elenco il saldo dovrebbe comunque essere a vantaggio di una più ampia base di calcolo, e dunque un più alto numero di persone con disabilità da assumere.

Il testo del governo, poi, prevede una norme al fine di "evitare abusi nel ricorso all'istituto dell'esonero dagli obblighi di legge" e per "garantire il rispetto delle quote di riserva": viene previsto, cioè, che "con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare (...) entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente disposizione, sono ridefiniti i procedimenti relativi agli esoneri, i criteri e le modalità per la loro concessione e sono stabilite norme volte al potenziamento delle attività di controllo". Cambieranno le regole, dunque, e cambieranno - evidentemente - in senso restrittivo rispetto alla situazione attuale. Infine, il testo della riforma del governo prevede un cambiamento all'art. 6 della legge 68/99, laddove si prevede che gli uffici competenti saranno "tenuti a comunicare, anche in via telematica, con cadenza almeno mensile, alla competente Direzione territoriale del lavoro il mancato rispetto degli obblighi di cui all'articolo 3, nonché il ricorso agli esoneri, ai fini della attivazione degli eventuali accertamenti". Un'ulteriore conferma della volontà di procedere a controlli più stringenti sull'attuazione degli obblighi di legge. (ska)

Fonte:
superabile.it


venerdì 6 aprile 2012

Lavoro, le difficoltà delle persone con disabilità psichica: ''Anche 10 anni di tirocinio''


Lavoro, le difficoltà delle persone con disabilità psichica: ''Anche 10 anni di tirocinio''

La denuncia della portavoce del Comitato che raccoglie i genitori di giovani disabili psichici: "Tra le varie categorie svantaggiate nel mondo del lavoro, i nostri figli sono i più penalizzati". Nelle aziende la loro presenta è vista come una minaccia, ma anche laddove si riescono a sfondare le barriere con tirocini di formazione, il rischio è che questa modalità d'impiego vada avanti all'infinito. Esposti i punti salienti di una lettera al governo sulla legge 68/99

ROMA - Tra le varie categorie svantaggiate nel mondo del lavoro ce ne è una ancor più penalizzata, che soffre di una doppia discriminazione. Sono i disabili psichici, che devono più degli altri dimostrare di essere produttivi e utili alle aziende, ma che difficilmente riescono a trovare un posto di lavoro. Alcuni restano nel limbo della formazione portando avanti tirocini anche dieci anni. Lo denuncia Virginio Massimo, portavoce del Comitato dei genitori dei giovani disabili psichici, che a Roma durante il convegno organizzato dalla Cgil "Lavoro e disabilità", ha esposto i punti salienti di una lettera aperta indirizzata al governo sullo stato della legge 68/99, in cui richiede un intervento concreto per l'inserimento a partire da tirocini mirati. "La nostra iniziativa parte dalla constatazione amara che all'interno del mondo della disabilità esiste una categoria, quella dei disabili ps ichici che è più svantaggiata di altre - sottolinea Massimo - Noi non vogliamo un occhio di riguardo, ma la specificità dei nostri figli porta con sé una penalizzazione ulteriore dovuta al pregiudizio che per altri non c'è. Il rischio è l'autocensura da parte dei familiari che non pensano alla possibilità di un lavoro per il proprio figlio. Vogliamo invece rivendicare gli stessi diritti per tutti i cittadini e per tutti i lavoratori".

Tra i pregiudizi più diffusi c'è l'inaffidabilità e l'incapacità delle persone con disabilità intellettiva di prendere un incarico. "Nelle aziende la loro presenza è vista come minacciante, perché la disabilità psichica fa più paura di tutte le altre - aggiunge - Dobbiamo invece dimostrare in concreto che il disabile psichico può lavorare e sa lavorare. Ma deve avere l'opportunità di fare tirocinio, essere sperimentato al lavoro in un ambiente che lo accolga: l'inclusione è l'unica strada possibile. Deve essere previsto un percorso preciso alla fine del quale l'assunzione è obbligatoria: mio figlio sono dieci anni cha fa tirocini non può andare avanti in eterno". Massimo denuncia inoltre che per gli stage non ci sono criteri di trasparenza oggettivi ma ci si arriva per "colpi di fortuna": "tutti devono avere le ste sse opportunità - conclude - E bisogna individuare figure come i mediatori culturali o facilitatori all'interno delle aziende per evitare che le difficoltà diventino pregiudizi".

Nella lettera il Comitato chiede anche che venga promosso una ricerca su base nazionale perché "i disabili psichici disponibili al lavoro sono ben oltre 1/3 del totale degli iscritti alle liste speciali". Secondo i dati dell'Isfol del 2009/2010 (ultimi dati disponibili) oltre il 45% delle aziende rispetta l'obbligo di legge, e nel campione preso in esame su 570 disabili assunti solo 62 sono psichici (poco più del 10%). Due sono quindi le scelte possibili secondo il Comitato: o prevedere un progetto lavorativo dei soggetti disabili in un ambiente "protetto" come le cooperative e i laboratori sociali, oppure inserire queste persone nel mondo del lavoro "normale", una scelta attraverso cui passa la vera inclusione ma che va sostenuta con forza e con tutele reali. (ec)

Fonte: Superabile.it

Palermo, giovani down raccontano il lavoro in Regione


Palermo, giovani down raccontano il lavoro in Regione

Si tratta del progetto sperimentale regionale di inserimento professionale per tre ragazzi e una ragazza a cui sono stati affidati compiti di accoglienza e comunicazione presso l'assessorato della salute

PALERMO. Quattro giovani down hanno raccontato a Palermo, con gli occhi che brillavano dalla gioia, la loro esperienza lavorativa all’interno della pubblica amministrazione che si concluderà ad aprile ma che si spera possa proseguire. Si tratta del progetto sperimentale regionale di inserimento professionale per quattro giovani Down (tre ragazzi e una ragazza) a cui sono stati affidati compiti di accoglienza e comunicazione, presso l’assessorato della Salute. In particolare, il progetto ha interessato Giuseppe Lupo, Fabiola Carabillò, Francesco Gliubizzi e Francesco Arena.

Giuseppe Lupo, 30 anni, con un viso da studioso, ogni mattina sale sul bus 102 per recarsi nelle sede dell’assessorato. Il giovane ha preso molto sul serio l’impegno lavorativo che ogni mattina lo vede coinvolto nei compiti di accoglienza del pubblico: il suo lavoro è quello di fornire le indicazioni dei funzionari preposti ai vari servizi. Quando si parla del suo lavoro Fabiola Carabillò, 34 anni, si apre in un sorriso solare perché stare con le persone le piace tanto. “Non faccio solo questo – racconta -, mi piace pure dipingere e disegnare per gli amici e i miei cinque nipoti”. Francesco Arena è il più giovane e ha 21 anni. “E’ la mia prima esperienza lavorativa e mi piace moltissimo aiutare le persone, facendo le fotocopie e accogliendo gli altri – racconta -. Alla gente spieghiamo pure come partecipare al ‘Farmadono’: il progetto per don are i farmaci inutilizzati a chi ha bisogno”. Il più restio a parlare perché più timido è Francesco Gliabuzzi. “Il mio lavoro è quello di distribuire la posta alle colleghe – dice -. Vorrei tanto che questa attività potesse continuare perché essere utile per gli altri mi fa stare bene”.

I quattro giovani sono stati inseriti per un periodo di sei mesi, nelle sedi di due dipartimenti regionali, impegnati per tre ore al giorno dal lunedì al venerdì, seguiti da i tutor Mauro Bugio e Marcella Rizzo e dalla psicologa Daniela Raineri messi a disposizione dall’associazione Famiglie Persone down di Palermo. L’esperienza è stata presentata nel corso del convegno, organizzato dalla associazione Famiglie Persone Down su “Integrazione Ospedale - Territorio per un percorso di vita e una reale inclusione sociale” avvenuto questa mattina nell'aula magna dell'ospedale Cervello di Palermo. L’evento si è svolto in collaborazione con il Centro di Riferimento Regionale per il Controllo e la Cura della Sindrome di Down e delle altre Patologie Cromosomiche e Genetiche con il supporto dell’assessorato regionale della Salute, del CeSVoP, dell’Asp 6 di Palermo e delle Aziend e Ospedaliere Riunite Villa Sofia-Cervello.

“Oggi, le persone con sindrome di Down hanno dimostrato grandi risorse e potenzialità, sono in grado di compiere un significativo percorso scolastico, di fare sport, di impegnarsi in un lavoro in modo produttivo e competente – sottolinea Giuseppe Rocca, presidente dell’associazione Famiglie Persone Down -. A tutt’oggi l’integrazione sociale, diritto ed elemento fondamentale per la dignità della persona, deve essere ulteriormente incentivata ed è necessario creare maggiori opportunità affinché sia pienamente realizzata nel raggiungimento di una vera autonomia”. “Le persone con sindrome di Down hanno bisogno di un sostegno adeguato, di maggiori opportunità per integrarsi nella scuola e nel lavoro – continua -, di rispetto del loro essere persona; punti su cui verte l’impegno dell’associazione e degli operatori del centro, in collegamento e sinergia con l’assessorato competente e le strutture dell’Asp 6 e di Villa Sofia-Cervello”. (set)

Fonte: Redattore Sociale

www.ufficiodisabili.it


giovedì 5 aprile 2012

Non lasciatevi scoraggiare dagli incapaci


Non mollare mai!... Buona lettura...

tratto da "Pensare come Steve Jobs" di Carmine Gallo

"La fiducia in se stessi è il metodo più sicuro per ottenere quello che si vuole. Se dentro di voi siete convinti di poter diventare qualcuno, prima o poi ce la farete. Non lasciate che la vostra mente la pensi diversamente: potrebbe esservi fatale". (Generale George S.Patton)

Lo spirito di innovazione è così poco diffuso perchè pochissime persone hanno il coraggio di sposare radicalmente nuove idee e la fiducia necessaria per rimanere fedeli alle proprie convinzioni. L'innovazione richiede sicurezza, audacia e capacità d'ignorare le critiche negative. Sono in pochi ad avere questo coraggio e per questo pochi sono quelli che sono stati capaci di innovare su larga scala come ha fatto Steve Jobs. Le grandi idee, aziende e movimenti del futuro nasceranno da quei pochi soggetti che avranno il coraggio di credere nei propri principi e difenderli anche di fronte alle più gravi difficoltà.
Nel 1977, quando Apple cominciò a vendere il suo personal computer Apple II, Ken Olsen, il fondatore di Digital Equipment, disse: " Non capisco proprio perchè qualcuno dovrebbe volere un computer a casa propria". Per fortuna Steve Jobs credette nella propria visione di portare l'informatica alla gente comune.
Quasi tutti gli imprenditori di successo hanno dovuto combattere contro la loro quota di scettici. Provate a pensare a quanto possa essere stato difficile , soprattutto per un giovane , sentirsi rispondere in questo modo: "Non ci servi. Non hai nemmeno finito il college". "vattene fuori dai piedi; non farti più vedere. Puzzi e non abbiamo intenzione di comprare il tuo prodotto". "I tuoi punti vendita non funzioneranno. Forse è tempo che tu la smetta di ragionare in modo così diverso". "Il tuo problema è che continui a credere che il modo per crescere sia servire caviale in un mondo che sembra accontentarsi tranquillamente di cracker e formaggio". Sono tutte osservazioni che in diverse occasioni sono state rivolte all'uomo che poi sarebbe sarebbe stato riconosciuto come un maestro nel campo dell'innovazione: Steve Jobs.
Nel 2005 Jobs diede questo consiglio agli studenti di Stanford: "Non permettete che il brusio delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore".
Woz ha passato in rassegna i segreti del proprio successo nel libro "iWoz". Alla domanda "Come si può cambiare il mondo?" ha risposto:

"Per prima cosa bisogna credere in se stessi. Non vacillare. Ci saranno persone - e sto parlando della maggioranza delle persone, praticamente tutte quelle che incontrerete - che pensano solo in bianco e nero (...) Forse non riescono a capirlo perchè non sono in grado di immaginarselo, o forse soltanto perchè qualcuno ha già detto loro che cosa è utile e va bene, e la vostra idea non rientra in quello che hanno sentito. Non lasciatevi scoraggiare dagli altri. Ricordatevi che stanno soltanto assumendo il punto di vista che risponde al pensiero corrente del momento. Conoscono soltanto quello a cui sono esposti. In fondo, si tratta solo di una forma di pregiudizio o più precisamente di una forma di pregiudizio del tutto contraria allo spirito d'invenzione".

Secondo il giornalista del "New York Times" Thomas Friedman, tra il 1980e il 2005, in America, praticamente tutti i nuovi posti di lavoro sono stati creati da imprese fondate da meno di cinque anni. Friedman sostiene che una nazione può prosperare soltanto con più start-up e meno piani d'intervento governativo: "Se vogliamo diminuire la disoccupazione in maniera sostenibile non bisogna ne salvare la General Motors nè finanziare la costruzione di nuove strade. Dobbiamo creare un bel pò di nuove aziende e farlo in fretta (...) Non lo si ripeterà mai abbastanza: i nuovi lavori non vengono dai piani di salvataggio, ma dalle nuove imprese. E queste ultime da dove nascono? Da persone intelligenti, creative ed ispirate che sanno assumersi dei rischi".
Forse la lezione più importante fornitaci da Steve Jobs è quella che assumersi dei rischi richiede coraggio e un pizzico di follia. Percepite il genio nella vostra follia. Credete in voi stessi e nella vostra visione e siate pronti a difendere sempre ciò in cui credete; solo così l'innovazione potrà avvenire e solo così potrete vivere una vita "follemente eccezionale".