mercoledì 31 ottobre 2012

Linkedin, una questione di relazioni...parola di Reid Hoffman

Come ho scritto qualche giorno fa, sul post dedicato a "Dropbox" la cosa che mi affascina di più in un'impresa, al di la della sua organizzazione mi affascina di più la sua filosofia e sempre dietro ad una "filosofia aziendale" c'è sempre una visione personale, un sogno. 
Oggi, attraverso questa mia finestra virtuale, voglio raccontarvi la bella storia, ma soprattutto la bellissima filosofia personale di Reid Hoffman, creatore e fondatore di "Linkedin", social network dedicato al mondo professionale. Lo scopo principale di questo sito è consentire agli utenti registrati di mantenere una lista di persone conosciute e ritenute affidabili in ambito lavorativo. 
Io stesso mi sono iscritto a questo sito circa un anno fa; inizialmente per curiosità in quanto avevo letto un articolo sulla rivista "Millionaire" ma successivamente me ne sono appassionato tanto che, oggi lo ritengo utilissimo come mezzo di formazione, discussione, condivisione (anche di questo blog) ma soprattutto aiuta a mantenere e costruire quella "rete di Persone" tanto cara ad Hoffman. Ed è proprio il pensiero che c'è dietro alla "rete di persone" che mi ha affascinato, scopritelo leggendo qui di seguito...buona lettura

Scopriamo chi è Reid Hoffman...


Chi è.Un imprenditore americano, venture capitalist, e autore dei suoi libri.
Cosa ha fatto.
Paypal e Linkedin.
Biografia.
Classe 1967 nasce in California, a Stanford. Frequenta le superiori. Si iscrive e infine laurea alla Stanford University nel 1990. Voleva avere un ‘impatto’ sul mondo universitario.
Scrive dei libri, ma sue testuali parole:
“When I graduated from Stanford my plan was to become a professor and public intellectual. That is not about quoting Kant. It’s about holding up a lens to society and asking ‘who are we?’ and ‘who should we be, as individuals and a society?’ But I realised academics write books that 50 or 60 people read and I wanted more impact.
Il senso di quello scritto sopra, per chi di inglese ne pratica poco, è che voleva diventare un docente universitario. Ha scritto dei libri accademici che solo 50 o 60 persone avevano.. e voleva un maggiore ‘impatto’. Perciò decide di intraprendere una carriera nell’imprenditoria. E dopo aver lavorato nel product management di Apple e Fujitsu, Hoffman lancia la sua prima compagnia (quando ancora il termine Social Network non era una moda), dal nome SocialNet.com. Che va male e chiude. Nel mentre che lavorava a SocialNet, un bel giorno Peter e Max gli dicono “vieni con noi come dirigente e aiutaci nella nostra azienda, fai dopo la tua startup”.
 I said fine. I did PayPal.
Peter e Max erano Peter Thiel e Max Levchin. Niente di meno che i fondatori di PayPal. Nel momento dell’acquisizione da parte di eBay nel 2002, Hoffman era Vice Presidente di Paypal e colui che era riuscito ad ottenere e a curare tutti i rapporti e le affiliazioni con VISA, Mastercard, eBay, Governo, ecc..
Così qualche mese dopo nel dicembre del 2002, Hoffman lancia Linkedin. Il primo social network totalmente orientato al mondo dei professionisti. Linkedin conta ora oltre 135 milioni di utenti in oltre 200 paesi. La sua partecipazione azionaria con l’IPO di maggio 2011, il giorno dell’entrata in borsa, è di 2,34 $ miliardi.
Dopo l’acquisto di Paypal da parte di eBay, Hoffman è diventato uno dei principali investitori della Silicon Valley. Ha finanziato Facebook, Zynga, Digg, Last.fm, Wiklia e persino Flickr. Migliaia di imprenditiori pagherebbero oro per avere un colloquio o un contatto via email con Hoffman. E oltre 400 email al giorno, dice lui, richiedono la sua attenzione e come fare una startup. E a tutti risponde: 
"Costruite relazioni autentiche. Non siate opportunisti. Il networker della vecchia guardia coltiva le sue relazioni pensando unicamente a ciò che gli altri possono fare per lui. Un costruttore di relazioni, invece, cerca prima di tutto di aiutare gli altri. Sa che molti gesti altruistici vengono ricambiati, ma non è calcolatore al riguardo. Si prende costantemente cura dei suoi rapporti, non solo quando ha bisogno di qualcosa".
Aggiunge Hoffman: " E se sbagliate, ricominciate da zero. Partite dalla vostra vocazione, ma se scoprite che quella non è la strada giusta siate pronti a cambiare rotta. per trovare la propria strada, bisogna fare. Quando ho deciso di entrare nel mondo del business, credevo che il mio vantaggio competitivo fosse di natura intellettuale, invece, mi sbagliavo: solo iniziando a lavorare davvero ho scoperto che la mia vera abilità stava nel riuscire a fare delle riflessioni sulle dinamiche sociali su grande scala.  I network professionali sono sempre stati cruciali. Le Persone sono fonte di informazioni e opportunità. Fare impresa non è un viaggio senza intoppi. Anch'io ho dovuto affrontare sfide continue e continui alti e bassi. Oggi mi piace dire che il mio mentore, chi mi aiuta ad andare avanti e mi dà consigli, è proprio il network, la rete di Persone creata negli anni".
Nel 2012, Hoffman ha pubblicato in Italia il libro "Teniamoci in contatto. La vita come impresa" - (Egea - 19,90 euro)
La lezione di Reid Hoffman:
1) ADOTTA UNA MENTALITA' BETA PERMANENTE - "Non considerarti mai un prodotto finito, sii aperto ai cambiamenti. Siamo tutti work in progress. Ogni giorno ci offre la possibilità di imparare di più, fare di più, essere di più, crescere di più nella vita privata e professionale"
2) COSTRUISCI UNA RETE DI RELAZIONI, NON SOLO PER TUO VANTAGGIO - "Impara a tessere una rete di alleanze che ti supporti in termini di informazioni di business".
3) INSEGUI LE OPPORTUNITA' QUANDO SI PRESENTANO - "Ma tocca a te metterti in moto per trovare e far nascere opportunità professionali"
4) ASSUMI RISCHI INTELLIGENTI - Così puoi ottenere risultati straordinari. "Se fondare la tua società senza capitali significa finire senza un tetto sulla testa, allora è meglio non farlo. Bisogna sempre avere un piano di salvataggio, una soluzione di riserva che ti permetta di accollarti i rischi che ti stai prendendo"
tratto da blog:http://robin.amoruso.me/reid-hoffman-tizio-qualunque/ , e libro "Silicon Valley - 10 storie geniali che hanno cambiato il mondo" (Millionaire)

martedì 30 ottobre 2012

Condivisione... di Sergio Bambarén

"Alcune cose saranno sempre più forti del tempo e della distanza, più profonde del linguaggio e delle abitudini: seguire i propri sogni e imparare a essere se stessi, condividendo con gli altri la magia di quella scoperta..."

tratto da "Il Delfino"

HALLOWEEN...Le origini...


L'Italia, si sa non è proprio di tradizioni anglosassoni anche se negli ultimi decenni, complice la globalizzazione commerciale, assistiamo ormai anche nel nostro Paese all'accettazione di questa ricorrenza. Io stesso nel mio lavoro con l'azienda per la quale lavoro, ho contribuito organizzando delle feste allo sviluppo di questa "festa". In questi anni vedo che anche la scuola tratta e prepara gli alunni a questa "festa". Avendo un bimbo di 6 anni però devo dire che non è particolarmente attratto...anzi, ne è terrorizzato! Vista con gli occhi dei bambini questa "festa" si limita a qualche maschera, giochi e caramelle, e fin qui tutto bene. Ma non è per tutti cosi...Come potrete leggere nell'articolo che sottopongo (come riflessione e per capirne le origini) è un'occasione per chi venera l'occulto e il male di avere visibilità ed intensificare, le loro attività. Al di là del nostro credo religioso, dobbiamo tornare alle nostre tradizioni, ai nostri Valori. Amare la Vita!! Buona lettura.
La ricorrenza nasce come culto al principe della morte. Data importante per gli occultisti, un cristiano non dovrebbe definirla una festa, sebbene si presenti come momento di divertimento.
(articolo di Aldo Buonaiuto) - Da diversi anni Halloween si è diffuso ovunque in Italia e in buona parte dell’Europa attraverso un processo apparentemente legato solo al business e alla moda, silenzioso e inarrestabile. Genitori e nonni si prodigano a comprare la famigerata zucca, gli addobbi e le maschere spaventose ai propri bambini, con lo stesso impegno profuso per la festa di carnevale. Ma Halloween non è un carnevale, e un cristiano non dovrebbe definirla una festa, sebbene si presenti soltanto come un innocente momento di spensierato divertimento.

Purtroppo molti ignorano il reale significato di questa deleteria ricorrenza che nasce dal “Samhain”, un rito in onore di divinità pagane celebrato nelle isole britanniche dalle popolazioni celtiche. Si trattava, quindi, di un culto al principe della morte attraverso riti orgiastici, durante i quali le bevande alcoliche scorrevano a fiumi, e l’offerta di sacrifici anche umani era considerata necessaria per ingraziarsi gli spiriti maligni. I Druidi, che rappresentavano la casta sacerdotale dei Celti, celebravano la notte di “Samhain” come la solenne cerimonia di passaggio dalla stagione estiva a quella invernale.

Era questo il momento in cui le tenebre avrebbe domato il dio del Sole facendo tornare sulla terra le anime defunte che si sarebbero introdotte nei viventi. Per allontanare questi spiriti si compivano dei rituali dove era necessario mascherarsi con le pelli di animali uccisi in precedenza. I Druidi portavano delle lanterne create con delle rape svuotate e incise a forma di volto umano al cui interno era posta una candela accesa realizzata con il grasso dei sacrifici. Il mattino seguente si accendeva il fuoco nuovo e si compiva il giro delle famiglie portando in ogni abitazione le braci ardenti: chi rifiutava l’offerta veniva maledetto. 

Papa Gregorio IV nell’834 decideva di posticipare la festa di Ognissanti dal 13 maggio al 1° novembre, al fine di scalzare le credenze popolari relative al culto del “Samhain”.Gli irlandesi credevano che il 31 ottobre i defunti potessero avere un accesso nel mondo dei vivi. Per questo motivo tradizionalmente in casa lasciavano il fuoco acceso, il cibo sulla tavola e la porta d’ingresso socchiusa. I bambini, invece, chiedevano leccornie, mele e nocciole che rappresentavano le offerte ai defunti. Anche oggi, i ragazzini, soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone, vanno in giro a bussare alle porte delle case ripetendo la formula “trick or treat”, che dietro all’innocente significato di “dolcetto o scherzetto” e alla traduzione letterale di “trucco o divertimento”, nasconde quello originario di “maledizione o sacrificio”. 
Secondo una leggenda la tradizionale zucca, somigliante ad una testa di morto, rappresenta l’irlandese errante Jack O’Lantern, che avrebbe cercato di ingannare il diavolo che a sua volta si sarebbe vendicato condannandolo a vagare in eterno tra terra e cielo.
Oggi attorno ad Halloween c’è un mercato di maschere, teschi, zucche, mantelli, cappellacci, fantasmi, streghe e zombie…balli in maschera, notti trasgressive… Ma è anche un periodo in cui si denota un netto incremento di affari per i maghi dell’occulto. È proprio questo l’aspetto ancora più inquietante di tutta la vicenda: il 31 ottobre viene riscoperto con grande fascino dagli esoteristi che addirittura definiscono questa notte come «il Capodanno di tutto il mondo esoterico, la festa più importante dell’anno per i seguaci di satana».Altro che semplice evasione e gioco! Halloween si rivela il “giorno più magico dell’anno” e l’occasione per consultare maghi, oroscopi e tarocchi fino a giungere alle iniziazioni esoteriche. 
Per gli occultisti è una delle quattro ricorrenze più importanti del loro calendario, dove la profanazione dei cimiteri, le messe nere, i sacrifici e ogni sorta di dissacrazione e sacrilegio vengono esaltati ed auspicati. Halloween rappresenta così l’ennesimo tentativo di promuovere il macabro, l’orrore, l’occultismo e l’esoterismo, la stregoneria e la magia.
La santità, la purezza, la carità, la bellezza, sono costrette a lasciare il posto ad immagini di morte e di sangue, a messaggi distorti e lugubri, costringendo la nostra cultura ad accogliere le attività del male come se fossero un bene e rifiutando il cristianesimo come superato e fuori moda. Le nuove generazioni ricevono un ulteriore bombardamento di orrore e violenza, pensando forse che la paura della morte si possa vincere facendo amicizia con fantasmi e vampiri, streghe e demoni.
Dinanzi a questa realtà è importante reagire e non subire passivamente una ricorrenza lontana dalla nostra cultura e antitetica alle nostre radici religiose. Vorrei concludere rivolgendomi a tutti quei cattolici impegnati nel mondo dell’educazione che, insieme ai genitori, hanno la responsabilità di trasferire alle nuove generazioni il vero senso della vita con i suoi valori. Lo esprimo con le parole di un testimone della bellezza, innamorato di Gesù e dell’uomo, don Oreste Benzi, nel suo ultimo articolo scritto proprio su Halloween alla vigilia della sua morte: «Vogliamo che i nostri figli festeggino il giorno di Ognissanti con i demoni, il mondo di satana e della morte oppure con gioia e pace vivendo nella luce? Esortate i vostri figli dicendo loro: vuoi giocare e divertirti con i demoni e gli spiriti del male o invece scegli di gioire e far festa con i Santi che sono gli amici simpatici e meravigliosi di Gesù?»...

Sentieri...di S.Bambarén

"Là dove sei diretto non ci sono sentieri, né piste, solo il tuo istinto. Hai seguito i segnali e alla fine sei arrivato. Adesso devi fare il grande tuffo nell'ignoto e scoprire da solo chi ha torto, chi ha ragione, chi sei tu veramente". (Sergio Bambarén)

tratto da "Il Delfino"

sabato 27 ottobre 2012

Decisioni... di Sergio Bambarén

"Le decisioni sono un modo per definire se stessi. Sono il modo per dare vita e significato ai sogni. Sono il modo per farci diventare ciò che vogliamo" (Sergio Bambarén)

tratto da "Il Delfino"

venerdì 26 ottobre 2012

Drew Houston...(Mr Dropbox)

Sono della classe 1973. Una generazione che non è cresciuta con la tecnologia, ma ha visto (e sta vedendo) crescere la tecnologia. Non sono un fanatico, ma faccio parte di quelle persone che la apprezzano, ne sono incuriositi e che provano ad usarla nel quotidiano...
Sono però più interessato ed incuriosito alla storia delle persone che spesso (SEMPRE) sono dietro ad un logo blasonato. Spesso sono ragazzi ventenni che hanno inventato, sperimentato, implementato e divulgato tecnologie che oggi quotidianamente utilizziamo in tutto il mondo. Giovani Persone, quindi che non sono ancorate mentalmente a schemi e modelli predefiniti. Questi giovani imprenditori abbattono le barriere del passato creando in certi casi nuovi prodotti, nuove economie e nuove professioni.
Oggi voglio condividere con voi la storia di Drew Houston che ho letto casualmente quest'estate in una pubblicazione di "Millionaire". Forse questo nome non è molto conosciuto, ma sicuramente la sua azienda si:... DROPBOX https://www.dropbox.com/). Buona lettura...

Drew Houston da ragazzino aveva un sogno. Dirigere la sua società di informatica. Per realizzarlo, ha rinunciato a un’offerta multimilionaria di Steve Jobs. E ha fatto bene. Oggi la sua Dropbox vale 4 miliardi di dollari. “Alzi la mano chi sa già cosa vuole fare da grande”. Drew Houston ha 14 anni ed è l’unico studente che interviene per rispondere alla domanda di un professore nella sua scuola di Boston. “Voglio dirigere la mia azienda di informatica.”La stessa frase l’ha ripetuta 10 anni dopo a Steve Jobs che gli offriva 800 milioni di dollari per Drop Box, il servizio che permette di archiviare e condividere documenti, consultandoli da qualsiasi dispositivo (pc, telefono, tablet).Oggi DropBox è una società che vale 4 miliardi di dollari, ha realizzato nel 2011 ricavi per 240 milioni e conta oltre 500 milioni di utenti. Ma chi è questo ragazzo nominato tra i “30 migliori imprenditori Under 30″ dalla rivista Inc. e che nel novembre scorso ha guadagnato la copertina di Forbes?Pur non appartenendo alla generazione dei “nativi digitali”, Drew è nato con un computer in mano e ha iniziato ad armeggiare sin da piccolo. “Ho cominciato a programmare all’età di 5 anni” si legge sulla domanda che presenterà 20 anni dopo per ottenere il primo finanziamento a Dropbox. Suo padre è un ingegnere elettrico laureato ad Harvard. Sua madre, bibliotecaria in una scuola, preoccupata per l’eccessivo attaccamento del figlio al computer, d’estate glie lo nasconde per farlo giocare nei boschi del New Hampshine. Ma a quanto pare non serve a niente. A 14 anni Drew sta già collaudando il suo primo software e, mentre frequenta la scuola, riceve una proposta di lavoro come programmatore in una società che lo paga in azioni. Il suo chiodo fisso è sempre quello: creare la sua azienda. Dropbox, fondata a 25 anni, è la sua sesta startup. L’idea di DropBox affonda le sue radici all’interno del Mit (Massachusetts Institute Of Technology) di Boston, dove Drew si laurea in Informatica nel 2006.“Al Mit c’era una rete informatica che si chiamava Athena” ha raccontato in più occasioni. “Da qualsiasi computer ti collegassi potevi accedere ai tuoi documenti, come se ci fosse una “nuvoletta” che ti seguiva ovunque all’interno del campus. Non dovevi andartene in giro con i fogli né preoccuparti di fare il backup, perché tutti i tuoi documenti avevano il “dono dell’ubiquità”. Ho pensato che qualcuno doveva realizzare la stessa cosa per il resto del mondo. L’obiettivo di DropBox è infatti quello di permettere a tutti di accedere ai nostri dati ovunque ci troviamo. Il lampo di Genio arriva a Drew in un momento di grossa difficoltà, è da lì che parte l’idea che avrebbe rivoluzionato completamente la sua vita, finalmente il giorno in cui avrebbe costruito la sua impresa di successo stava per arrivare. Nel 2007 un amico comune presenta a Drew Arash Ferowski, figlio di rifugiati iraniani che stava studiando informatica al Mit. Basta poco per tempo per conoscersi e decidere che fanno l'uno per l'altro. Drew porta  l'idea e l'esperienza di business, Ferdowski l'interesse di affrontare un problema che nessuno aveva risolto. I due si presentano insieme al colloquio con Graham, che offre loro i primi 15 mila dollari. Una delle più grandi fortune di Dropbox è il fatto che proprio nel periodo del suo "concepimento", nel 2007, Jobs abbia presentato l'iPhone, portando a tre il numero dei dispositivi che la gente usa: computer al lavoro, a casa e in mobilità.  Drew e Arash apportano le dovute modifiche, poi presentano la demo all'evento di  Y Combinator. E qui ricevono il loro primo vero finanziamento: 1,2 milioni di dollari da Sequoia, il fondo che ha lanciato Google e Yahoo!. 15 mesi dopo il lancio Dropbox vantava 25 milioni di iscritti. Lo scorso settembre ha fatto il botto. Houston ha invitato nella sua sede di San Francisco sette grandi venture capitalist e ha fatto una presentazione durata quattro giorni. Alla fine ha chiesto di fare un'offerta. Risultato? Un finanziamento di 250 milioni di dollari su una valutazione di 4 miliardi.

La lezione di Drew Houston
1) PARTI DALLA SEMPLICITA' - Dropbox è immediatamente comprensibile da chiunque utilizzi un pc
2) DIFFERENZIATI DAI CONCORRENTI - Houston è riuscito a costruire un sistema compatibile con quasi tutti i sistemi operativi e piattaforme. Non esiste al momento alcun concorrente che faccia la stessa cosa
3) SII VELOCE NEL REALIZZARE L'IDEA - Quando si ha un'idea in campo tecnologico, bisogna essere molto veloci a realizarla. E i primi mesi sono fondamentali: è un periodo di tempo in cui le startup devono essere agili, pronte a cambiare modello di business a seconda dei feedback che ricevono dagli utenti.
4) FAI LE COSE PER BENE - "Punto ogni giorno all'eccellenza, che è la somma di 1.000 dettagli" ha dichiarato Drew

Vedere con il cuore...di S.Bambarén

"Ci sono cose che non puoi vedere con gli occhi: devi vederle con il cuore e questo non è facile. Se ritrovi lo spirito della giovinezza dentro di te, con i ricordi di adesso e i sogni di allora, potrai farlo rivivere e cercare una strada nell'avventura che chiamiamo vita, verso un destino migliore. E il cuore non sarà mai stanco né vecchio..." (Sergio Bambarén)

tratto da "Il Delfino"

Sogni...di Sergio bambarén

"I sogni sono fatti di tanta fatica. Forse, se cerchiamo di prendere delle scorciatoie, perdiamo di vista la ragione per cui abbiamo cominciato a sognare e alla fine scopriamo che il sogno non ci appartiene più. Se ascoltiamo la saggezza del cuore il tempo infallibile ci farà incontrare il nostro destino. Ricorda: "Quando stai per rinunciare, quando senti che la vita è stata troppo dura con te, ricordati chi sei. Ricorda il tuo Sogno". (Sergio Bambarén)

tratto da "Il Delfino"

Saggezza... di S.Bambarén

"La scoperta di nuovi mondi non ti porterà solo Felicità e Saggezza, ma anche tristezza e paura. Come puoi apprezzare la Felicità, senza sapere cos'è la tristezza? Come puoi raggiungere la SAGGEZZA, senza affrontare le tue paure? Alla fine, la grande sfida della vita consiste nel superare i nostri limiti, spingendoci verso luoghi in cui mai avremmo immaginato di poter arrivare". (Sergio Bambarén)

tratto da "Il Delfino"

giovedì 25 ottobre 2012

affrontare i fallimenti...di S.Bambarén

"La maggior parte di noi non è preparata ad affrontare i fallimenti ed è per questo che non siamo capaci di compiere il nostro destino. E' facile sfidare quel che non comporta alcun rischio" (Sergio Bambarén)

tratto da "Il Delfino"

la Speranza... di S.Bambarén

"Quando piombi nella disperazione più cupa, ti si offre l'opportunità di scoprire la tua vera natura. Proprio come i sogni prendono vita quando meno te lo aspetti, così accade per le risposte ai dubbi che non riesci a risolvere. Lascia che il tuo istinto tracci la rotta per la saggezza, e fa' che le tue paure siano sconfitte dalla Speranza" (Sergio Bambarén)

tratto da "Il Delfino"

domenica 21 ottobre 2012

"Il Delfino" di Sergio Bambarén

Rileggere un libro a distanza di anni, è un'esperienza bellissima che ci arricchisce ulteriormente. Come ho scritto anche altre volte, quando posso la faccio volentieri. Pensandoci bene il termine "rileggere" non è esatto, meglio usare il termine "leggere nuovamente" perchè l'esperienza vissuta, è da considerarsi una nuova esperienza di lettura. Questo libro, "Il Delfino" scritto da uno dei miei autori preferiti, Sergio Bambarén, l'ho letto circa 12 anni fa quasi per caso. Ne sono rimasto da subito affascinato, dallo stile ma soprattutto dall'ispirazione che ne ho tratto. Un autore che con i suoi libri mi ha accompagnato e che mi accompagna nella vita. Leggerlo nuovamente, 12 anni dopo, alla soglia dei miei 40 anni, mi ha fatto capire diverse cose: che il sognatore che è in me c'è ancora e che la vita va vissuta ogni giorno senza aver paura di affrontare nuove esperienze e nuove sfide, e che queste esperienze dobbiamo condividerle con le persone che ci sono vicine (se vogliono).
Quando ho letto questo libro, internet non era cosi sviluppata e non avevo nemmeno questo mio blog, ecco perchè oggi, a distanza di tanti anni ve lo "propongo nuovamente" perchè il messaggio è sempre attuale per tutti..."...il delfino Daniel Dolphin era un sognatore, convinto che nella vita ci fosse qualcosa oltre a pescare e dormire, e così aveva deciso di dedicare tutte le sue energie alla scoperta del vero obiettivo della sua esistenza, un'avventura che doveva necessariamente passare attraverso il cavalcare le onde e l'ascolto della saggezza del mare".

"Arriva un momento nella vita in cui non rimane altro da fare che percorrere la propria strada... (S.Bambarén)". Buona lettura e buona vita :)

"IL DELFINO - I sentieri del sogno portano alla verità" - Nelle acque blu dell'oceano un branco di delfini si prepara alla pesca quotidiana. Uno di loro si allontana per giocare con le onde della barriera corallina. E' Daniel Dolphin, il grande sognatore. "Sei un perdigiorno", gli rinfacciano i suoi compagni. "Sei un sognatore" lo incoraggia il mare. Tuffo dopo tuffo, Daniel Alexander Dolphin impara ad ascoltare quella voce che solo lui sente e quando arriva il momento, il suo momento, non ha dubbi. Qualcosa al di là della barriera corallina - il limite delle acque sicure per tutti i delfini del suo atollo - lo attende invitandolo al salto che cambierà per sempre la sua vita. Preso il largo con slancio, scoprirà cose che non si vedono con gli occhi, ma con il cuore. Quale sorpresa quando scopre di non essere solo! Creature sconosciute, messaggere di subline saggezza, lo guideranno all'appuntamento con l'onda perfetta. Dall'autore-rivelazione australiano una storia di coraggio, solidarietà e speranza, una perla strappata ai segreti del mare, un dono che lo scrittore intende fare a coloro che sanno esplorare con il cuore la magia che si cela dietro l'apparenza delle cose. Lasciamoci dunque trasportare in questo viaggio d'iniziazione seguendo i sentieri del sogno che portano alla verità.

"La maggior parte di noi non è preparata ad affrontare i fallimenti ed è per questo che non siamo capaci di compiere il nostro destino. E' facile sfidare quel che non comporta alcun rischio" (Sergio Bambarén)


Siba Shakib

"Non permettere mai a niente e a nessuno di fermarti. Cammina a testa alta. Non pensare che una missione, una strada, una decisione è troppo grande per te. Per quanto lungo possa essere un viaggio, se credi che sia quello giusto, intraprendilo!" (Siba Shakib)

domenica 14 ottobre 2012

Giornata Nazionale delle persone con la sindrome di Down - Riflessioni di una madre


Giornata Nazionale delle persone con la sindrome di Down - Riflessioni di una madre
Ritorna domenica 14 ottobre la giornata Nazionale delle persone con la sindrome di Down, promossa in tutta Italia dal CoorDown. “Siamo differenti. Tra noi” e’ il titolo dell’iniziativa che quest’anno è totalmente incentrata sull’inserimento nel mondo lavorativo. Per alcuni ragazzi caratterizzati dalla sindrome questo e’ già realtà.
Da mamma di un bimbo down di soli 4 anni posso proporre alcune brevi riflessioni.
In primis, ogni individuo è reso unico dalla propria esperienza e dalle proprie capacità e questo vale anche per le persone caratterizzate dalla sindrome di down.
Le piccole autonomie personali, necessarie per un qualsiasi ragazzo nella vita di ogni giorno, date dai più per scontate, non lo sono affatto per un ragazzo con la sindrome di down.
Muoversi autonomamente per la città, prendere mezzi pubblici (quindi orientarsi e saper usare i servizi e conoscere i comportamenti da tenere in strada), fare acquisti (e quindi capire il valore del denaro e l’uso della moneta piuttosto che di altri mezzi di pagamento), recarsi al cinema o teatro piuttosto che andare a mangiare una pizza con i loro amici, comunicare con gli estranei, saper gestire le faccende domestiche! Ebbene sì, tutto questo è possibile anche per loro!
Dietro queste conquiste, però, c'è una enorme quantità di lavoro e fatica: ogni giorno questi bimbi già da piccolissimi vengono sottoposti a terapie che li prepareranno ad essere, in una corsa continua contro il loro handicap e contro i pregiudizi di una buona fetta di mondo, persone il più possibile autonome.
Essere autonomi è IL presupposto per poter essere inseriti nel mondo del lavoro e pensare di poter vivere fuori casa.
L’essere autonomi presuppone un cammino da fare insieme ai bambini (non in eterno bambini, come qualche ignorante ancora si ostina a sostenere!) down per farli diventare a tutti gli effetti uomini e donne in grado di essere parte attiva della società, nonostante i limiti che la sindrome comporta.
È necessario accompagnare i nostri ragazzi sia nell’apprendimento delle abilità pratiche che nell’acquisizione della consapevolezza di se stessi, delle proprie capacità e potenzialità.
In questo cammino gli ostacoli sono molti, alcuni insiti nei limiti propri della sindrome altri (quelli più difficili da affrontare e superare) posti da una società che ancora non è pronta a pensare che il disabile, se adeguatamente aiutato, addestrato e valorizzato, è una "risorsa", una ricchezza per l'intera società civile.
Questo richiede molto lavoro da parte di tutti e molte risorse concrete in termini di soldi e di tempo. Ma è inevitabile sostenere che se non investiamo nella "formazione/educazione" di questi “futuri uomini”, a partire già dalla scuola dell’infanzia, non potremo, poi, lamentarci dei costi sociali che la disabilità comporta.
Ora più che mai è necessario un vero e proprio cambiamento culturale, è necessario abbattere ancora qualche muro che persiste dove regna l’ignoranza. Accogliere una qualsiasi disabilità (e la disabilità è una condizione che può riguardare tutti direttamente o indirettamente ed in qualsiasi momento della vita) non significa "fare una buona azione", significa dare valore all'ESSENZA della persona al di là dell’efficienza e della capacità di produrre. E non è detto che un normodotato produca di più di un disabile!!!
Considerare e valorizzare i bimbi down per quello che sono, con i loro pregi e i loro difetti, con le loro potenzialità e con i loro inevitabili limiti, al di là dell'handicap che li caratterizza, li porterà ad essere degli adulti down pronti ad affrontare la vita attivamente, con impegno, competenza, DIGNITÀ e CONSAPEVOLEZZA. Qualità non scontate anche nei nostri giovani normodotati!

Flora Campolo – Associazione Carrozzine Determinate Abruzzo
(tratto da newsletter  Ufficio disabili Comune di Montesilvano)

venerdì 12 ottobre 2012

"Essere felici..." di Sergio Bambarén

tratto da Epilogo "Il cuore dell'oceano"

"... Essere felici e realizzati: sono questi gli obiettivi dell'uomo. Sono obiettivi inseguiti, sfuggenti, spesso incompresi. La vita è disseminata di sofferenze e tragedie, ciascuno di noi ne è consapevole. Da parte mia, però sono convinto che l'infelicità sia il risultato dei nostri desideri egoistici e insoddisfatti. Dalla vita ci aspettiamo troppo: crediamo di avere diritto alla felicità...o meglio, alla nostra versione di felicità. Ci aspettiamo che il cameriere si ricordi di portarci un'altra bottiglia d'acqua; crediamo che tutti debbano guidare come guidiamo noi; pretendiamo che le persone si comportino secondo le nostre aspettative. Se è davvero così, devo ritenermi una persona orribile: mi aspetto talmente tanto dal prossimo... Mi aspetto, per esempio, che senta il bisogno di proteggere l'ambiente, che tratti gli animali in un certo modo. E, poichè aspettative simili vengono spesso deluse, la tristezza è sempre in agguato. Oggi so che la mia vita è movimento, continuo divenire. Non c'è nulla di costante, a parte il cambiamento. Tuttavia, in fondo al cuore non abbiamo ancora accettato questa  verità: pretendiamo che le cose siano come noi le vogliamo. Pensiamo che le relazioni durino in eterno, che la morte sia ingiusta, così come le tragedie improvvise. Benchè riusciamo a concepire il cambiamento a livello intellettuale, non siamo in grado di comprenderlo veramente. Se arrivassimo a capirlo, ad accettarlo e ad abbracciarlo, non avremmo motivo di essere infelici... La vita non è ne giusta ne sbagliata. La vita è in movimento. Liberandoci di ogni aspettativa, saremo in grado di vedere la bellezza delle sue continue variazioni e impareremo a lasciarci trasportare da esse. Comprenderemo. Conosceremo la Felicità..." (Sergio Bambarén)

martedì 9 ottobre 2012

"Viaggiatore di solitudini" di Sergio Bambarén

tratto da "Il cuore dell'oceano" di Sergio Bambarén

"...Sarò sempre un viaggiatore di solitudini, ma di tanto in tanto dovrò tornare alla civiltà in cui sono nato. La grande differenza, per me, è che dopo tanti anni riesco a essere me stesso sia in mezzo alla folla sia nella solitudine della natura, indipendentemente da ciò che gli altri pensano o dicono, indipendentemente dal loro giudizio".

Felicità ed equilibrio

"Tra essere felice ed essere equilibrato, questa volta scelgo di essere felice".

tratto da "Il cuore dell'oceano" di Sergio Bambarén

"Questo è il momento..." di S.Bambarén

tratto da: "Il cuore dell'oceano" di Sergio Bambarén

"...Questo è il momento in cui devo decidere se restare o tornare a riva. E' uno di quegli istanti - che fanno parte dell'esperienza di ogni essere umano - in cui occorre prendere una decisione rapida e rigorosa. Cosa fare? Scappare al sicuro oppure affrontare l'ignoto? La mente mi suggerisce di nuotare verso la spiaggia, e in fretta, mentre il cuore vuole che io rimanga. Ancora una volta mi rendo conto di dovermi liberare delle paure che mi inducono a temere quello che non conosco: devo gettarmi alle spalle ciò che mi è stato insegnato da ragazzino; devo lasciare che la mia anima mi liberi dalle catene che imprigionano il mio destino..."

domenica 7 ottobre 2012

Ricordati di essere felice


Balene...di S.Bambarén

Occhio di balena
"Ho avuto la fortuna di affrontare la più grande delle sfide, nuotare e comunicare con le creature più imponenti che abbiano mai abitato il nostro pianeta. Ho danzato con loro nelle acque blu e profonde dell'oceano, che considero la mia seconda casa. Ed è successa una cosa straordinaria: nelle balene, nei loro occhi, ho visto un autentico scorcio di eternità" (Sergio Bambarén - "Il cuore dell'oceano")

venerdì 5 ottobre 2012

"Il cuore dell'oceano" di Sergio Bambarén

Sergio Bambarén è sicuramente uno dei miei autori preferiti, e chi mi conosce bene può confermarlo. Un autore che seguo ormai da circa 12 anni e che negli anni, è diventato un mio "amico virtuale"; un amico che fa sentire i suoi consigli attraverso i suoi racconti, i suoi libri e le sue storie fanno parte della mia vita, spessissimo le letture dei libri coincidevano con momenti cruciali del mio percorso personale e/o professionale. Una presenza importante, anche se non ho avuto occasione di contattarlo personalmente (per ora). Questo blog "IL FARO" ed il suo claim sui sognatori, prendono spunto proprio da lui...
Oggi, mi sento di consigliarvi la lettura di questo bellissimo libro che ho terminato di leggere la settimana scorsa: "Il cuore dell'oceano". Un libro che narra la sua avventura, la sua fantastica esperienza, riuscire a nuotare con le balene, esperienza che come racconta l'autore non è proprio una "passeggiata".
Un libro che parla di cambiamento, di come certe volte abbiamo paura nell'affrontare nuove sfide/esperienze, ma quando le iniziamo ci rendiamo conto di quanto fantastiche siano; in quanto spesso il freno e la paura sono nella nostra mente e nel nostro cuore. A questo punto l'autore australiano ci da un prezioso consiglio: "Basta compiere quest'ultimo passo, lasciare andare le paure, per vedere veramente il mondo con i tuoi occhi; e per farlo devi ascoltare la voce del cuore. Sempre".
Cosa aggiungere...buona lettura!

IL CUORE DELL'OCEANO (S.Bambarén) ed "S&K" - Nel cuore dell'oceano qualcosa di straordinario aspetta Sergio Bambarén. E lui, grande sognatore da sempre innamorato del mare, con cui vive quasi in simbiosi, ha deciso di seguire il suo istinto, di abbandonare ogni timore e realizzare l'antico sogno di nuotare con i più maestosi animali marini.
Così parte alla volta di Gorgona, una piccola, incontaminata isola nel Pacifico al largo della Colombia, determinato - malgrado gli inevitabili rischi - a immergersi insieme con le balene, che numerose ogni anno si avvicinano all'isola per nutrire i piccoli e sfuggire al gelido inverno antartico. Sono creature che incantano oltre ogni immaginazione: imponenti e spaventose da lontano, mansuete e accoglienti quando le si guarda da vicino. Ascoltare il loro canto è un'esperienza che ipnotizza; per Sergio, poter comunicare con questi giganti gentili significa entrare in contatto con la propria anima, con la parte più autentica di sé, e rendersi conto di quali sono le cose davvero importanti della vita. In una parola, è come rinascere. Questo nuovo viaggio ai confini della natura e dell'anima ha dato a Bambarén una preziosa lezione di vita, che lui dedica al figlioletto Daniel e condivide con noi: dobbiamo seguire la voce del cuore e avere il coraggio di concretizzare i nostri sogni, anche quelli più ambiziosi e audaci, perché se noi siamo felici rendiamo felice anche chi ci sta intorno.
"Il movimento implica sempre un cambiamento. Mi pongo un obiettivo, un sogno, e faccio di tutto per realizzarlo. Poi, d'un tratto, emerge dal nulla un mondo nuovo e affascinante, e ancora una volta sono costretto a riconsiderare quello che credevo fosse già stabilito, e a cambiare la mia concezione  di questo viaggio unico che è la vita. All'improvviso comincio a provare sensazioni, paure ed emozioni sconosciute prima. Mi metto alla prova, per l'ennesima volta sfido i miei limiti fisici e spirituali, e ogni tanto ottengo risultati che ritenevo impossibili. E in quei momenti mi trovo ad ammirare la perfetta sinergia del mondo e, in un modo strano ma affascinante, mi sento rinato". (S.Bambarén)

martedì 2 ottobre 2012

Enzo Tortora

Qualche giorno fa, ho visto in televisione (cosa molto rara per me) la fiction in due puntate "Dove eravamo rimasti?", storia che narra la vita e soprattutto la triste vicenda giudiziaria che aveva colpito negli anni 80 l'allora presentatore televisivo di "Portobello", Enzo Tortora.
Ai tempi, tra il 1984 e 1988 ero un ragazzino di circa 11/15 anni, ma ricordo in maniera nitida alcuni passaggi cruciali della vicenda (l'arresto, alcuni articoli di giornale e interviste televisive, ed il ritorno sul piccolo schermo con la celebre frase che di seguito riporterò) poichè ne parlarono (e sparlarono) tutti i mass media.
Enzo Tortora fu arrestato, accusato di essere un affiliato di camorra e spacciatore di droghe. Nulla e nessuno ne aveva avuto sentore, nessun giornale aveva mai lanciato il sospetto. Ma il personaggio era famoso e, come sempre, l'Italia si spezzò in due partiti: gli innocentisti ed i colpevolisti.

"Ma che cos’era successo? Un piccolo appartenente alla camorra, accusato di molti reati, con prove provate, si era dichiarato pentito e, promettendo di parlare, di accusare questo e quello, persone più importanti di lui, sperava di ottenere, e in realtà gli erano già state promesse riduzioni  di pena, remissione della stessa o, meglio, di entrare nel piano di aiuti e tutela dei collaboratori di giustizia. E parlò di Enzo Tortora 

Gli investigatori, i p.m, il gip ritennero sufficienti quelle prove e nonostante le vibrate proteste di innocenza anche il giudice le ritenne valide, da qui la condanna a 10 anni di carcere.
Riscontri alle sue accuse? Un cognome segnato sull’agenda di un capo, un numero telefonico segnato lì accanto, la frequentazione di studi televisivi, nei quali operava Tortora, da parte del “pentito”. 
Ricordo le durissime parole rivolte ai giudici e a chi lo accusava pronunciate da Tortora in aula, ricordo i tono pieno di rabbia impotente : “Io sono innocente, siete sicuri di essere voi innocenti?” E finì in carcere, dove si ammalò, dove non riusciva a sopportare l’onta della pena, il fatto di essere rinchiuso, lui innocente, per una colpa infamante: uomo di camorra, spacciatore.
E uscì perché il suo stato di salute non era compatibile con il carcere, migliorò e continuò a difendersi appassionatamente.
In secondo grado le accuse persero vigore, credibilità.
Il cognome sull’agenda era di un altro Tortora, conosciuto e affiliato di camorra, suo era il numero telefonico e, infine il pentito non era affidabile." (tratto dal blog "le nuove mamme")
A tal proposito ho fatto una riflessione: negli anni 80, ma soprattutto ai nostri giorni, alcune "personcine comuni" sfruttano alcune tristi vicende giudiziarie e non di personaggi pubblici, cosiddetti "VIP" (politici, sportivi, gente dello spettacolo) per trarne visibilità, notorietà, pubblicità e perchè no soprattutto vantaggi economici. Queste vicende però trasformano in modo radicale la vita di chi ne è travolto e della famiglia, trascinandoli nel fango, in infiniti processi, accuse spesso infondate, ma soprattutto sottoposti alla "gogna mediatica". Con questa mia breve riflessione voglio ricordare con affetto la figura di Enzo Tortora, scomparso nel 1988, figura che sicuramente i più giovani non ricorderanno, ma che grazie all'impegno della Rai è riuscita a ridare giustizia all'Uomo Enzo Tortora. Un pesniero va a tutte quelle persone che si trovano a vivere un periodo difficile della loro vita.
Per saperne di più:

« Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta » (Enzo Tortora, 20 febbraio 1987)