martedì 2 ottobre 2012

Enzo Tortora

Qualche giorno fa, ho visto in televisione (cosa molto rara per me) la fiction in due puntate "Dove eravamo rimasti?", storia che narra la vita e soprattutto la triste vicenda giudiziaria che aveva colpito negli anni 80 l'allora presentatore televisivo di "Portobello", Enzo Tortora.
Ai tempi, tra il 1984 e 1988 ero un ragazzino di circa 11/15 anni, ma ricordo in maniera nitida alcuni passaggi cruciali della vicenda (l'arresto, alcuni articoli di giornale e interviste televisive, ed il ritorno sul piccolo schermo con la celebre frase che di seguito riporterò) poichè ne parlarono (e sparlarono) tutti i mass media.
Enzo Tortora fu arrestato, accusato di essere un affiliato di camorra e spacciatore di droghe. Nulla e nessuno ne aveva avuto sentore, nessun giornale aveva mai lanciato il sospetto. Ma il personaggio era famoso e, come sempre, l'Italia si spezzò in due partiti: gli innocentisti ed i colpevolisti.

"Ma che cos’era successo? Un piccolo appartenente alla camorra, accusato di molti reati, con prove provate, si era dichiarato pentito e, promettendo di parlare, di accusare questo e quello, persone più importanti di lui, sperava di ottenere, e in realtà gli erano già state promesse riduzioni  di pena, remissione della stessa o, meglio, di entrare nel piano di aiuti e tutela dei collaboratori di giustizia. E parlò di Enzo Tortora 

Gli investigatori, i p.m, il gip ritennero sufficienti quelle prove e nonostante le vibrate proteste di innocenza anche il giudice le ritenne valide, da qui la condanna a 10 anni di carcere.
Riscontri alle sue accuse? Un cognome segnato sull’agenda di un capo, un numero telefonico segnato lì accanto, la frequentazione di studi televisivi, nei quali operava Tortora, da parte del “pentito”. 
Ricordo le durissime parole rivolte ai giudici e a chi lo accusava pronunciate da Tortora in aula, ricordo i tono pieno di rabbia impotente : “Io sono innocente, siete sicuri di essere voi innocenti?” E finì in carcere, dove si ammalò, dove non riusciva a sopportare l’onta della pena, il fatto di essere rinchiuso, lui innocente, per una colpa infamante: uomo di camorra, spacciatore.
E uscì perché il suo stato di salute non era compatibile con il carcere, migliorò e continuò a difendersi appassionatamente.
In secondo grado le accuse persero vigore, credibilità.
Il cognome sull’agenda era di un altro Tortora, conosciuto e affiliato di camorra, suo era il numero telefonico e, infine il pentito non era affidabile." (tratto dal blog "le nuove mamme")
A tal proposito ho fatto una riflessione: negli anni 80, ma soprattutto ai nostri giorni, alcune "personcine comuni" sfruttano alcune tristi vicende giudiziarie e non di personaggi pubblici, cosiddetti "VIP" (politici, sportivi, gente dello spettacolo) per trarne visibilità, notorietà, pubblicità e perchè no soprattutto vantaggi economici. Queste vicende però trasformano in modo radicale la vita di chi ne è travolto e della famiglia, trascinandoli nel fango, in infiniti processi, accuse spesso infondate, ma soprattutto sottoposti alla "gogna mediatica". Con questa mia breve riflessione voglio ricordare con affetto la figura di Enzo Tortora, scomparso nel 1988, figura che sicuramente i più giovani non ricorderanno, ma che grazie all'impegno della Rai è riuscita a ridare giustizia all'Uomo Enzo Tortora. Un pesniero va a tutte quelle persone che si trovano a vivere un periodo difficile della loro vita.
Per saperne di più:

« Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta » (Enzo Tortora, 20 febbraio 1987)





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