martedì 1 gennaio 2013

ENTUSIASMO: il mio augurio per il 2013

Ieri si è concluso il 2012. Un anno difficile per molti: difficile dal punto di vista professionale  e difficile dal punto di vista personale. Spessissimo questi due "mondi" sono collegati in quanto l'instabilità lavorativa ed economica hanno dei diretti risvolti anche nella sfera personale e negli equilibri famigliari.
Ma il 2012 non è un libro che possiamo chiudere ed iniziare una nuova lettura nel 2013, bensì gli anni sono collegati e ciò che ci aspetterà nel 2013 in parte lo conosciamo: incertezza politica, sociale, professionale; ma una cosa può variare, il nostro approccio verso il futuro...
Qualche tempo fa, in un libro dal titolo "Fish!" ho letto una citazione che ho anche riportato su questo blog e nel mio posto di lavoro "Spesso non possiamo scegliere il nostro lavoro, ma possiamo scegliere il modo in cui svolgerlo". Possiamo riproporla in una nuova chiave di lettura, e cioè "Non possiamo scegliere il tempo in cui vivere, ma possiamo scegliere il modo in cui lo vogliamo Vivere!".
E come possiamo fare?... Con una parola: ENTUSIASMO.
Ma cosa vuol dire questa parola ? "Il termine "entusiasmo" deriva dal greco antico enthusiasmòs, formato da en (in) con theos (dio). Letteralmente si potrebbe tradurre con "con Dio dentro di sé", o "indiamento", "invasamento divino". In italiano normalmente sta ad indicare una commozione intensa dell'animo che si esprime in vive manifestazioni di gioia, di eccitazione, di ammirazione; un sentimento di appassionato interesse nei confronti di un ideale o di una causa politica, religiosa o sportiva,"
Con questa parola, sentimento ed intenzione, voglio salutare il nuovo anno, e questa parola voglio utilizzare per augurare a tutti voi un Buon 2013.

Il mese scorso ho letto sul mensile "Millionaire" un bellissimo articolo di Maria Spezia che qui di seguito voglio condividere con voi. Buona lettura e Buon Anno :)

ENTUSIASMOLOGIA - essere felici è possibile anche quando tutto va storto. Lo sostiene il fondatore di una nuova "filosofia", Fabio Marchesi

Lei va in giro a predicare la felicità. Ma come è possibile quando il lavoro manca, non arriviamo a fine mese e il pessimismo è imperante?
"Quando tutti intorno a noi si lamentano, bisogna fare uno sforzo in più. Basterebbe smettere di lagnarsi e capire che la felicità non deve essere affidata alle condizioni esterne. Chi consegna la felicità nelle mani del destino o degli altri è paragonabile ad un mendicante, che dipende dall'obolo altrui per fare un sorriso. La felicità è prodotta da noi ed è già presente in noi: oggi, ora. C'è una gioia infinità in ogni essere vivente, ma per percepirla dobbiamo renderci indipendenti dalle circostanze esterne"
Ma come si fa?
"L'entusiasmologia indica tecniche semplici. La prima è quella del pregiudizio del grande sforzo: smettiamo di credere che per essere felici siano necessari grandi sforzi. Chi l'ha detto, dove sta scritto che solo chi ha trascorso decenni nel deserto mangiando cavallette può provare l'estasi? Un altro pregiudizio comune riguarda la sofferenza: perchè una persona che soffre è considerata migliore di una che sta bene? Questi sono principi devastanti, che ci allontanano dalla felicità"
Primo passo da fare?
"Ci vuole la GIA, ossia GRATITUDINE INCONDIZIONATA ANTICIPATA"
Scusi in altri termini?
"Chi è razionale considera la gratitudine come reazione a qualcosa di bello che dovrebbe succedergli prima per permettergi di essere grato. Ma essere grati in anticipo sulle circostanze riesce a migliorare la propria vita. Basta sorridere e dire "GRAZIE" a voce alta per almeno cinque minuti d'orologio, con ripetizioni a ritmo costante: immaginate un "graziegraziegraziegrazie..." Così i nostri due emisferi celebrali, il sinistro (razionale, dirige il linguaggio) e il destro (emotivo e intuitivo), si allineano"
Provi a spiegarmi meglio...
"In soldoni, la nostra paarte razionale, che ha bisogno di fatti concreti, sarà disposta a "collaborare" con quella emotiva, che vive la gioia senza bisogno di stimoli esterni. Il risultato? La nostra apertura nei confronti della realtà. La percezione della nostra felicità interiore. Sul lavoro, potremo raggiungere l'eccellenza: un pò come un cuoco che con la sua parte razionale sceglie gli ingredienti e con la sua parte emotiva combina i sapori, pensando alle reazioni di chi mangerà il suo piatto. Allineando le sue capacità, riesce ad esprimere il massimo del suo potenziale"
Tutto così facile?
"Per essere felici è necessario staccarsi dalle proprie paure. Ognuno di noi ha una soglia individuale di massima sopportazione alla felicità, oltre la quale facciamo scattare la paura per non provare la gioia estrema, che non conosciamo e quindi ci intimorisce"
Per saperne di più: www.fabiomarchesi.com




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