venerdì 18 aprile 2014

HR in tutti i sensi: "Come ascoltare i segnali che provengono dall'organizzazione"

“La tecnica è comunicazione: le due parole sono sinonimi nei direttori d'orchestra.” 
LEONARD BERNSTEIN

Gestire l’armonia dei talenti e le distinte voci orchestrali richiede orecchio e proprio agli
esperti musicali dell’ascolto, si è rivolta AIDP Abruzzo e Molise, per comprendere come prestare attenzione ai segnali di un’organizzazione. Il protagonista di questo incontro sensoriale è l’udito e la sala d’ascolto il Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara.
La chiave di volta o di violino dell’incontro è l’analogia tra un direttore d’orchestra ed un HR d’azienda. Così come il direttore deve essere un grande comunicatore, un coordinatore di talenti, nonché  il modello di riferimento per impostare l’idea del suono che si vuole realizzare, con altrettanta flessibilità, il direttore delle risorse umane deve esserlo in azienda. Entrambe devono conoscere le parti di tutti i componenti del gruppo, valorizzandone le peculiarità e cogliendone gli errori. I singoli musicisti tanto quanto i dipendenti devono imparare a lavorare all’unisono, attenendosi al proprio ruolo ed al ritmo della squadra.

“Il gruppo musicale nasce da musicisti abituati a lavorare singolarmente, a suonare il proprio strumento, scelto tra l’altro o per attitudine o per induzione”, come spiega il Prof. Giorgio Bafile, docente di Didattica presso il Conservatorio di Pescara, al microfono di Sara Cocomazzi, socia AIDP. “L’attitudine dell’allievo, infatti, non viene vagliata o sensibilizzata dai professori, ma la si lascia maturare nell’indole del musicista, non intervenendo neanche sul piano motivazionale”. Nella formazione di un’orchestra, pertanto, diviene essenziale scegliere musicisti con un livello professionale omogeneo, in cui le attitudini musicali dei singoli si fondano con successo in quelle degli altri. Né solisti, né voci fuori coro. “L’orchestra non è solo un gruppo musicale_ osserva Bafile_ è un’Istituzione composta da professionisti”. “L’arte del direttore risiede proprio nella sua capacità di ascoltare, integrando e coordinando le voci di ogni singolo strumento, suonato da ogni specifico musicista.

Per cogliere l’immediatezza del  lavoro di un gruppo musicale, il Maestro Giorgio Fabbri ha “orchestrato” una diretta con tre musicisti, alle prese per la prima volta con uno nuovo spartito e con dei nuovi colleghi con cui fare squadra (flautista Prof.ssa Lorenza Summonte, pianista Prof. Giorgio Bafile, saxofonista Stefano D’Astolfo).
Creato il team di lavoro ed identificato l’obiettivo da raggiungere, si è aperto così il sipario sulle analogie metodologiche tra il mondo musicale e quello d’impresa. I solfeggi dei singoli strumenti ricordano il vociare dei manager attorno ad un tavolo prima della riunione,  il fervore iniziale trova l’attimo di silenzio nel solista che dà “il La” all’incontro, tarando le note ed il senso del ritmo. Il momento dell’accordo è funzionale tanto per l’armonizzazione degli strumenti quanto per i tempi di intervento di tutte le voci. L’obiettivo dell’orchestra così come quello del team aziendale è quello di suonare tutti la stessa musica, con modalità, ritmi ed obiettivi comuni. Lo spartito deve essere lo stesso, i ritmi di ogni strumento e le singole velocità devono essere considerati nella visione del lavoro/pentagramma, per cogliere il reciproco punto d’incontro/accordo.
I musicisti non hanno paura di sbagliare, rientra nel gioco delle parti e non temono le innumerevoli prove e rifiniture, anzi è l’aspetto che più li esalta. Nel gruppo musicale la leadership è diffusa, ognuno cerca di non soffocare gli altri con la propria velocità, ma impara a gestire il ritmo altrui, ascoltandolo.

I musicisti superano i manager nella capacità di provare subito tutto lo spartito, di vedere dove li porta quella musica, sebbene le note risultino confuse e poco chiare, ancora da limare ed addolcire. Si studiano subito i punti critici, si vagliano le diverse performance strumentali, si fa attenzione all’inizio ed alla fine del brano, perché queste sono le parti che emozioneranno il pubblico antistante.

E così uno spartito inizialmente gracchiante, assume la voce desiderata dal suo compositore ed il progetto prende forma e potenza. Solo il fine ascoltatore saprà poi cogliere l’afflato dell’orchestra ed il talento dei singoli professionisti. Uno, nessuno, centomila. (Elena Prizzi)

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