venerdì 23 maggio 2014

"La gestione del ritardo" secondo Dan Peterson

Sono da sempre un sostenitore della "puntualità". Mi da fastidio chi è sistematicamente in ritardo ed al tempo stesso mi sento a disagio quando sono io in ritardo (anche se cerco sempre di avvisare). Ritengo che la puntualità sia prima di tutto un segno di rispetto verso l'altro, verso il "suo tempo". 
Così, quando ho letto questo capitolo, tratto dal libro di Dan Peterson/Dino Ruta "PER ME…NUMERO 1", ho sorriso, ed ho pensato subito di condividerlo con voi, miei cari amici del blog… :)
Buona lettura.


RIPAGARE CON LA STESSA MONETA - John Fultz dal 1971 al 1974 è stato alla Virtus Bologna, mi ha fatto vincere la Coppa Italia. Gli sono tuttora molto affezionato. Con l'arrivo di Tom McMillen nella stagione 1974-75, purtroppo, dovrò rinunciare al suo contributo. Genio e sregolatezza, in campo e fuori, soprattutto con le donne. Non aveva proprio un modello di vita da sportivo, notti brave e discoteche. Però era un bravo ragazzo. Lo avevo scelto sapendo che non sarebbe stato facile, ma per me era molto meglio di altri.
Primo match di Coppa Italia, partita secca in campo avversario e Livorno. Appuntamento al Palazzo dello Sport per partire tutti insieme con il pullman. Ci siamo tutti tranne uno, Fultz. Passano i minuti ed inizio a sentire qualche mormorio tra i giocatori. Naturalmente non esistono i cellulari e non si sa che cosa fare. Fortunatamente per tutti Fultz si presenta con VENTI MINUTI DI RITARDO al pullman. Io non batto ciglio. Faccio un cenno all'autista che chiude le porte e parte. Per tutto il viaggio rimango impassibile, ma mi pareva di leggere nelle menti dei miei ragazzi: "Il coach si fa metter sotto dall'americano solo perché ha bisogno di lui". Sentivo gli occhi puntati addosso, ma non era ancora il momento di reagire. Probabilmente per un'oretta la mia immagine agli occhi degli altri giocatori della squadra si era un po' sbiadita. Arriviamo a Livorno, siamo negli spogliatoi per le ultime raccomandazioni, i ragazzi si cambiano e io rimango sempre zitto. Poco prima di scendere in campo mi rivolgo a Fultz: "DI QUANTO SEI ARRIVATO IN RITARDO ALL'APPUNTAMENTO DELLA PARTENZA STAMATTINA?" John è preso in contropiede, ovviamente lo stavano osservando, non può mentire e non prova nemmeno a trovare una scusa. "VENTI MINUTI, COACH", "BENE I PRIMI VENTI MINUTI QUINDI LI FAI IN PANCHINA". 
Cioè: tutto il primo tempo in panchina, venti minuti di cronometro. BOOM, gelo nello spogliatoio. Avevo lanciato una bomba atomica e non avevo nemmeno dovuto alzare la voce. Doppio obiettivo raggiunto. I miei giocatori erano con me, Fultz aveva compreso e quando scende in campo nel secondo tempo è devastante per la voglia di giocare e di riscatto agli occhi della squadra. Asfaltiamo il Livorno 70 a 58 e rimettiamo tutti gli equilibri al loro posto.


Nessun commento: