lunedì 4 agosto 2014

"Dieci giorni" di Maura Chiulli

"Cosa c'entro io con un libro del genere?". Questa è la domanda che mi sono posto mentre leggevo le prime pagine di "Dieci giorni" il romanzo di Maura Chiulli.
"Cosa c'entro io con queste storie?" In realtà nulla, sono storie inventate, come tante che si leggono nei libri di narrativa. Allora perché le sento così vere?… Forse perché rispecchiano la verità. Una verità sommersa, fatta di violenze e discriminazioni. Verità e realtà che alcune volte conosciamo, altre le sentiamo raccontare, altre ancora preferiamo non ascoltare e vedere… "Storie diverse, di personaggi che, anche se talvolta tentano, non ce la fanno, non agguantano la verità".
Rivedo in queste storie (finte) molto di storie di amici che hanno vissuto situazioni simili a quelle dei protagonisti. Amici che vivendo in piccoli paesi hanno avuto difficoltà ad esprimere la propria sessualità perché derisi e discriminati anche dalle proprie famiglie, e che solo in età universitaria si sono trasferiti in grandi città dove è più facile "rinascere"... Storie simili a quelle di Lulù (Luciano).
Devo dire la verità, mi hanno colpito le descrizioni in alcuni passaggi del libro: descrizioni di abusi e violenza, descritti con un linguaggio forte, duro, a tratti anche un po' volgare. 
Mi sono chiesto: "E' necessario usare tanta volgarità e durezza?". 
Forse si, perché alcune "verità" alcune forme di violenza sono difficili da raccontare, fanno venire la "nausea" (come è successo a me); ma è così che arrivano dirette a colpire la bocca dello stomaco… per lasciarci senza fiato…
Un libro che lascia "l'amaro in bocca". Amara come la vita vissuta dai protagonisti di queste storie. Un libro che anche se a tratti "amaro" vale il tempo di essere letto e meditato. Buona lettura... 



DIECI GIORNI (ed Hacca) - Sono i corpi i protagonisti di questo romanzo che si apre e si chiude nel tempo di dieci giorni. Sono i corpi a raccontare i carnefici e le vittime, e a mostrarci - per quanto annullati e camuffati - che le colpe, certe colpe, non si possono cancellare. Il corpo di Lulù è un errore, una distrazione che nasconde tra le gambe. Quello di Sergio un reato, che lo costringe in un buco per anni, prima di essere ributtato fuori, "più confuso e più solo, dunque più pericoloso". Il corpo di Gina, appena coperto da fasce di latex, il riscatto. Dieci giorni sono lo spazio in cui tutto si compie, ancora una volta. Per chi è vittima non esiste salvezza, sembra raccontarci Maura Chiulli in questo romanzo dal ritmo serrato, dalla verità oscena. Perché la violenza ammala e il sesso non fa che replicare la prevaricazione. Se l'amore c'è, nessuno sembra riconoscerlo e in grado di accoglierlo. Eppure esiste ancora uno spazio dove conservare - al riparo dal contagio - i ricordi più belli e la speranza. Accedervi richiede un sacrificio, il più atroce di tutti. Il ricordo tratteggia i confini imprecisi, che separano gli uomini dalla morte. E la vita si nasconde, dietro le ombre grosse dei tormenti bambini. Per l'amore c'è uno spazio piccolissimo, indifeso, nascosto. La chiave resta la verità, ma le parole per raccontarla sembrano sfuggire a ogni pagina. resta Tommaso, un uomo in fuga da se stesso. Il suo corpo cede e si riempie, per svuotarsi, ancora, nella tomba del silenzio.

"Meschino, l'amore mi avrebbe convinto ad abbandonare la solitudine per una carezza"


MAURA CHIULLI - nasce a Pescara il 1/11/1981. A 18 anni si trasferisce a Roma dove si laurea in Economia Aziendale, mentre lavora al suo primo romanzo. L'economia politica è il suo ponte con la realtà. I numeri sono l'ordine necessario nel suo mondo di parole. esordisce con il romanzo "Piacere Maria", cui seguiranno "Maledetti froci e maledette lesbiche" e "Out, la discriminazione degli omosessuali". Scrittrice e performer a poco più di 20 anni inizia ad interessarsi alla body art di Gina Pane e alla performance art di Marina Abramovic, ma l'incontro migliore della sua vita è con il fuoco. ardere la strada, l'aria, la pelle per bruciare i confini e portare via, questo fa una mangiafuoco. le cicatrici sulle braccia e sui polsi sono solo la strada attraversata per sgorgare, per venire al mondo ancora. 

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