domenica 25 dicembre 2016

"Se mi vuoi bene" di Fausto Brizzi

Spesso usiamo questo paragone: la vita è come una strada. Ed è così, quando percorriamo una strada può capitare di trovare strade strette o larghe, curve e dossi, salite e…discese; a volte così ripide e lunghe che è impossibile vedere la fine. Ed è proprio in queste discese della vita che spesso ci si perde e si si vaga senza trovare il punto di svolta che ci indirizza verso percorsi più regolari e sereni.
La storia di Diego Anastasi, protagonista del libro "Se mi vuoi bene" è una di quelle storie che non ti aspetti. Avvocato affermato e con una vita abbastanza regolare si ritrova a sua insaputa a percorrere una "discesa" che lo condurrà ad essere vittima di una malattia invisibile chiamata "depressione" .
Certo un libro che tratta il tema della depressione può sembrare un libro pesante e triste, non è così. la storia di Diego ci farà riflettere ma a tratti sorridere e commuoverci. Accanto a lui diversi personaggi della sua vita: famiglia, genitori, vecchi amici e soprattutto nuove conoscenze.
In molti tratti l'autore riprende nomi e ambientazioni narrate nel libro "Cento giorni di felicità" come per esempio "Il negozio delle Chiacchiere" un luogo magico che sarebbe bello realizzare anche nella realtà.
Un libro, una storia che ci lascia un messaggio importante e profondo: per quanto lunga e buia sia la notte, alla fine sorge sempre il sole… Buona lettura

"...Non conta voler bene alle persone, conta far loro del bene. L'atavica e risaputa differenza tra il dire e il fare non è solo proverbiale. Fare del bene è l'unico motivo per cui siamo stati mandati su questo pianeta. Esistono uomini che fanno del bene, altri che fanno del male, altri ancora che non fanno niente. Forse non zare d'accordo, ma io ritengo che questi ultimi i più pericolosi e inutili. Non fare niente è una colpa gravissima. Non a caso l'accidia, cioè l'indolenza nell'operare, è uno dei sette peccati capitali".

SCHEDA DEL LIBRO
"SE MI VUOI BENE" (ed Einaudi)Esiste una sottile ma fondamentale differenza tra «voler bene» e «fare del bene». Purtroppo Diego Anastasi se ne accorge soltanto quando ha quasi quarantasei anni, un matrimonio alle spalle e una depressione nuova di zecca in corso. Scopre infatti che tutte le persone che ama non hanno tempo per lui e per le sue paure. E capisce che nemmeno lui si è mai davvero occupato di loro. Nel tentativo di uscire dalla palude emotiva in cui è precipitato decide quindi di adoperarsi in modo attivo per i suoi cari. Il risultato è inevitabile: con la precisione di un cecchino distrugge l'esistenza di ognuno di loro. O forse no.

L'AUTORE
FAUSTO BRIZZI -Roma, 1968) è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Con il suo film d'esordio Notte prima degli esami ha vinto il David di Donatello e il Nastro d'Argento. Tra le altre sue opere: Ex, Maschi contro femmine, Com'è bello far l'amore, Pazze di me. Cento giorni di felicità (Einaudi Stile Libero 2013) è il suo primo romanzo, e sarà tradotto in Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Brasile, Israele, Repubblica Ceca, Slovacchia, Serbia, Turchia, Australia.

domenica 11 settembre 2016

"Ho osato vincere" di Francesco Moser e Davide Mosca

Non sono mai stato un appassionato di ciclismo, ma ho sempre seguito due grandi ciclisti: Marco Pantani e Francesco Moser. Il ricordo di oggi è dedicato a Francesco Moser, il campione del record dell'ora (anno 1984). Campione che ho visto correre dal vivo una sola volta tanti anni fa ma che ricordo ancora bene: la gara si disputava al velodromo Vigorelli di Milano e la scuola aveva organizzato un pullman per andare a vedere l'evento (avrò avuto 9 anni), una vera celebrazione del campione, con tanto di gadget e poster (che per diverso tempo è stato appeso nella mia cameretta). La seconda volta, invece, grazie ad una riunione aziendale (febbraio 2016), abbiamo fatto visita alla sua azienda vinicola ed al suo "museo" www.cantinemoser.com a Trento. E proprio li, nella sua terra, nella sua casa, l'Uomo Francesco, tra un bicchiere di buon vino, ha raccontato in compagnia dei suoi figli, le gesta del Campione Moser. Inutile dire, che tutti noi siamo stati travolti dai suoi racconti, dalle sue gesta ed imprese, raccontate con tutta la passione e la semplicità di chi le ha vissute e le vive ancora nel suo cuore, passeggiando nel suo museo tra cimeli, trofei, biciclette…"passeggiando tra i suoi ricordi…"
Proprio in quella occasione ho comprato il libro "Ho osato vincere" scritto a quattro mani da Francesco Moser e Dario Mosca; un libro che ho letto con passione e trasporto. La storia di Moser va in parallelo ad un pezzo delle storia d'Italia, perché lui come tanti altri sportivi ne ha fatto parte, era un punto di riferimento di tanti italiani; tanti tifosi sparsi in Italia e nel mondo che lui rispettava profondamente: "Il vero ciclismo è il pubblico, a cui va tutto il nostro rispetto. E l'unico modo per rispettarlo è lottare fino allo stremo delle forze. Saranno anche trascorsi secoli e cambiati i nomi, ma questo siamo: gladiatori".
Un corridore, uno sportivo, un romantico, un uomo, che nonostante il trascorrere del tempo ha ancora in se la fiamma agonistica del campione. Buona lettura.

"Ho vinto spesso, qualche volta ho perso, non ho mai partecipato" (F.Moser)

Scheda del libro
HO OSATO VINCERE (ed Mondadori)«Cadi nove volte, rialzati dieci.» Francesco Moser in bicicletta è stato un numero uno, vincendo più di ogni altro ciclista italiano. Ma tutti i suoi grandi successi – dal Mondiale su pista del 1976 a quello su strada del 1977, dalle tre Parigi-Roubaix inanellate di seguito fra il 1978 e il 1980 alla vittoria al Giro d'Italia del 1984 – sono nati dalla tenacia con cui si è saputo risollevare dopo le sconfitte, rimontando ogni volta in sella deciso a dare battaglia, senza mai risparmiarsi sui pedali. Così Moser è diventato uno degli sportivi più amati di ogni tempo, fino alla consacrazione del record dell'ora, il primato stabilito a Città del Messico nel 1984 a trentatré anni, quando erano in molti a considerarlo ormai sul viale del tramonto. Del resto lui è sempre stato l'uomo dei primati. Non solo per i tre record dell'ora – in altura, al livello del mare e al coperto – ma perché fu un innovatore su tutti i fronti, proiettando il ciclismo di quegli anni nel futuro: fu il primo a usare le ruote lenticolari, a indossare gli occhiali antivento, a sperimentare nuovi metodi d'allenamento, tutti dettagli che poi gli altri corridori copiarono. Dopo Coppi e Bartali, nessuno come lui ha saputo raccogliere intorno a sé l'affetto di tifosi e appassionati, che si rispecchiavano nel ciclista fiero e dalla pedalata potente, poco avvezzo a strategie e giochi di squadra, sempre pronto a spingere e ad attaccare per arrivare, semplicemente, davanti a tutti. Con la schiettezza che l'ha reso celebre, in queste pagine Moser ripercorre in prima persona la propria epopea sportiva, dall'infanzia contadina nella sua Palù di Giovo, in Trentino, ai record messicani, dai duelli con Merckx alla rivalità con Saronni, dalle infernali classiche del Nord ai Giri d'Italia, dalle brucianti sconfitte alle incredibili vittorie. Una carriera ineguagliata, e insieme il grande romanzo popolare di un eroe che ha saputo conquistare un posto nell'immaginario collettivo.

L'autore
FRANCESCO MOSERè l'italiano che vanta il maggior numero di vittorie nella storia del ciclismo. Tra i suoi innumerevoli trionfi ci sono il Giro d'Italia e alcune delle classiche più importanti, come la Milano-Sanremo, la Freccia Vallone, il Giro di Lombardia e la Parigi-Roubaix, vinta per tre volte consecutive. Campione del mondo su strada e nell'inseguimento su pista, nel 1984 a Città del Messico stabilì il record dell'ora, battendo quello precedente di Eddy Merckx, e ottenendo poi anche il primato nel 1986 a Milano al livello del mare e nel 1988 a Stoccarda al coperto.

martedì 6 settembre 2016

"Mi hanno regalato un sogno " di Bebe Voi

Noi esseri umani siamo proprio strani: i "normodotati" guardano con ammirazione  e si ispirano alle persone con disabilità che superando tanti ostacoli, barriere (fisiche e mentali) riescono ad affermarsi nello sport compiendo imprese straordinarie. Proprio loro, i normodotati, che da "madre natura hanno avuto tutto il necessario, il kit completo...". Dall'altra parte, le persone con "disabilità" (sia quelli nati in questo stato, sia quelli che in seguito a malattie ed incidenti si sono ritrovati in questo nuovo stato, in una nuova vita) non accettano questo stato, questo modo di vivere e vogliono portarsi alla pari delle persone "normodotate", ed in alcuni casi superarle gareggiando alla "pari". Una staffetta continua che, in una sana immaginaria competizione, sposta l'asticella sempre più in alto, raggiungendo insieme traguardi fino a poco tempo fa inimmaginabili, grazie anche alla tecnologia ed innovazione in campo medico.
Pensiamo a quanto successo hanno le paralimpiadi soprattutto in questi ultimi anni, grazie anche ad atleti e persone di spicco che in qualità di testimonial, raccontano attraverso le loro storie: Alex Zanardi, Giusy Versace, e la protagonista di questo post ed il libro che vado a presentare Beatrice Voi (Bebe Voi).
Ho "conosciuto" Bebe attraverso delle interviste e contributi su Radio Deejay, i social e le varie interviste rilasciate; continuo a seguirla attraverso i social. proprio dalla radio, qualche mese fa ho scoperto questo libro che ho letto con molto interesse e partecipazione.
E' la storia straordinaria di questa ragazza che è sopravvissuta ad una malattia che non lascia scampo, una meningite acuta in seguito alla quale le sono stati amputati gli avambracci e le gambe, ha saputo reagire sia nella vita quotidiana e nello sport raggiungendo e superando traguardi a livello paralimpico. Dotata di entusiasmo contagioso, insieme a genitori e vari sostenitori ha fondato un'associazione benefica "art4sport" per sostenere e promuovere lo sport fra i disabili.
E' anche la storia della sua famiglia (mamma Teresa e papà Ruggero) che le è stata sempre vicina, anche nei momenti più bui e forte incertezza che nel libro vengono descritti, perché le belle storie hanno sempre momenti difficili che vengono superati solo grazie all'amore ed alla determinazione di tutti

Non solo un semplice libro, ma una storia scritta con passione, entusiasmo e simpatia che ci farà vedere il mondo con altri occhi… gli occhi di continua a sognare… Buona lettura

Scheda del libro
"MI HANNO REGALATO UN SOGNO"Bebe, appena diciottenne, come tutti i ragazzi della sua età ama divertirsi: andare al centro commerciale o ai concerti con le amiche, mettersi in tiro per uscire la sera… Non ci sarebbe nulla di strano se non stessimo parlando di Beatrice Vio che a undici anni, dopo essere stata colpita da una forma di meningite acuta, ha subito amputazioni a gambe e braccia. Ma per Bebe la malattia non è la fine, anzi rappresenta soltanto una piccola parentesi tra quello che era prima – una bambina con una famiglia fantastica, moltissimi amici e le “tre S” (scuola, scout, scherma) – e quello che è diventata, ovvero un’adolescente felice, con ancora più amici di prima e sempre le “tre S”, ma un po’ cambiate: oggi frequenta le superiori, ha ormai ricevuto il suo nome-caccia scout (Fenice Radiosa) e ha già vinto diverse medaglie in competizioni paralimpiche di scherma, anche internazionali, di altissimo livello. Eccezionale atleta e insieme ragazza scoppiettante di vita, Bebe si racconta in queste pagine che traboccano di entusiasmo: dalle gare in giro per il mondo alle vacanza all’Elba, dalle figuracce in tv alle gioie delle protesi con tacco, dai faccia a faccia con i suoi miti agli incontri motivazionali che tiene nelle piazze e nelle scuole. E dei suoi sogni. Perché dopo avere fondato con i genitori art4sport (un’associazione onlus che avvicina i ragazzi con disabilità fisiche allo sport), avere fatto la tedofora a Londra 2012 e avere gareggiato con le atlete più forti al mondo, ha ancora qualche sfizio da togliersi. Ma soprattutto vuole continuare la sua missione: far capire a tutti, con o senza disabilità, che «la vita è proprio una figata!».

L'autrice - BEATRICE VIO (tratto da wilkipedia)
Nata a Venezia e residente a Mogliano Veneto (TV), è seconda di tre fratelli[1]; nella scherma (attività coltivata in parallelo allo scautismo[2]) fin dall'età di cinque anni e mezzo[1], a fine 2008 fu colpita a 11 anni da una meningitefulminante che le causò un'estesa infezione, con annessa necrosi, ad avambracci e gambe di cui si rese necessaria l'amputazione[1]Dimessa dopo tre mesi e mezzo di degenza ospedaliera[3] riprese immediatamente la scuola. Successivamente si sottopose a riabilitazione motoria e fisioterapia presso il centro protesi di Budrio (BO) e circa un anno dopo l'insorgenza della malattia riprese anche l'attività sportiva, anche agonistica, come schermitrice grazie a una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto[4]Da allora è divenuta testimonial in molti programmi televisivi per diffondere la conoscenza della scherma su sedia a rotelle e dello sport paralimpico in generale; in un paio di occasioni ha gareggiato a scopo pubblicitario insieme alla plurimedagliata, e sua ispiratrice, Valentina Vezzali[1]Nel 2009 la famiglia di Beatrice Vio fondò art4sport, ONLUS di sostegno all'integrazione sociale tramite la pratica sportiva di quei bambini che abbiano subìto amputazioni. Nel 2012 fu tra i tedofori ai Giochi paralimpici di Londra[3]; in occasione di Expo 2015 Vio è stata scelta qualetestimonial della Regione Veneto alla rassegna internazionale[5].

Attività sportiva[modifica | modifica wikitesto]

Allenata dalle sue maestre di sempre, Federica Berton e Alice Esposito[6], Vio disputò la sua prima gara ufficiale aBologna nel maggio 2010; già nel 2011 fu campionessa italiana Under-20 e nel 2012 e 2013 fu campionessa italiana assoluta[7]. Vincitrice di alcune gare in Coppa del Mondo, del giugno 2014 è il titolo europeo assoluto paralimpico nel fioretto categoria "B" individuale e a squadre ai campionati continentali di Strasburgo[8], mentre del settembre successivo è il titolo mondiale Under-17 al campionato mondiale paralimpico di scherma di Varsavia (Polonia)[9]. Dell'ottobre 2014 è inoltre l'Italian Paralympic Award, premio conferito dal Comitato Italiano Paralimpico ai migliori atleti italiani paralimpici[10]. Il 19 settembre 2015 si è laureata campionessa mondiale del fioretto individuale nel corso dei campionati di scherma di categoria tenutisi a Eger (Ungheria)[11]

Unire i puntini...di Steve Jobs

"...Quindi, non è possibile "unire i puntini" guardando avanti; si possono unire solo a posteriori, guardando indietro. Pertanto bisogna avere sempre fiducia che i puntini in qualche modo, nel vostro futuro, si uniranno..."
(Steve Jobs - discorso Univ di Stanford)

la perfezione


venerdì 10 giugno 2016

"E' tutta vita" di Fabio Volo

Fabio Volo è: uno scrittore, un attore, un presentatore televisivo e radiofonico, e tante altre cose. Ma è soprattutto una Persona che sta vivendo la sua vita ed ama condividerla con il suo pubblico sia attraverso il suo programma radiofonico "Il Volo del Mattino", sia attraverso i suoi romanzi. Fabio Volo è cresciuto, è maturato, non è più il personaggio che si vedeva a "Le iene" nei suoi servizi, l'eterno scapolo a cui la vita familiare stava un po' stretta. Oggi è un quarantenne affermato professionalmente e umanamente con due figli. Nel romanzo che ho letto ho riletto molto dei suoi aneddoti di neo-papà raccontati in radio. Mi sono soffermato maggiormente sulla tematica principale del libro: come cambia il rapporto di coppia quando arriva un figlio. Le prime tre righe del libro sono: "Per una coppia felice nulla è più pericoloso di un figlio. Un figlio non è un collante, ma un detonatore che può scaraventare lontani, ai lati opposti di una stanza".
Nel libro si racconta la storia di una coppia, Nicola e Sofia che vedono trasformare il loro rapporto in funzione delle varie dinamiche che l'arrivo di un figlio comporta.
Poi ci sono le storie vere, quelle di ciascuno di noi; quelle storie che bisogna vivere giorno per giorno per vedere come cambiano; come si sanno adattare alla famiglia che cambia. In questo caso non possiamo andare alle ultime pagine del libro per vedere come va a finire, perché siamo noi gli autori... Alcune volte purtroppo finiscono male perché a causa della quotidianità i cuori si allontanano e decidono di proseguire la vita su strade diverse. Altre volte invece, la coppia si sa adattare (magari con periodi più o meno positivi) ma poi se alla base c'è il vero amore si va avanti insieme sulla stessa strada che si è deciso di percorrere insieme qualche tempo prima.
I libri di Fabio Volo hanno un grande successo popolare in quanto ogni lettore si rivede in parte nelle vicende narrate, perché solo le storie vere, reali, raccontate con un linguaggio semplice e diretto che punta al cuore del lettore. Non vado oltre. Vi auguro buona lettura.


"Il segreto di una relazione non è continuare ad amarsi, ma far andare d'accordo le due persone che si diventa stando insieme"




E' TUTTA VITA (Mondadori)- Stavano così bene insieme, cosa è successo alla loro vita? Cosa è successo ai due chiusi in una camera d'albergo con il cartello "non disturbare" sulla porta? Dove sono finite la passione, la complicità? Il nuovo libro di Fabio Volo è un'immersione nella vita quotidiana di una coppia, nell'evoluzione di un amore. Racconta la crisi che si scatena alla nascita di un figlio e, ancora di più, racconta di quando qualcosa rompe l'incantesimo tra due innamorati. E suggerisce, lascia intravedere una risposta, una via d'uscita. È come se i protagonisti dei suoi romanzi più amati, Il giorno in più o Il tempo che vorrei, si ritrovassero ad affrontare quello che viene dopo l'innamoramento, la responsabilità e la complessità dello stare insieme per davvero. Ancora una volta Volo sorprende per la capacità di fotografare e dare un nome ai sentimenti, perfino quelli meno nobili e non per questo meno comuni. È tutta vita è un romanzo diretto, sincero, spudorato. Leggendolo capita di ridere e commuoversi, come quando qualcosa ci riguarda da vicino.


L'autore
FABIO VOLO è scrittore, attore, conduttore televisivo e radiofonico. Ha pubblicato Esco a fare due passi (2001), È una vita che ti aspetto (2003), Un posto nel mondo (2006), Il giorno in più (2007), Il tempo che vorrei (2009), Le prime luci del mattino (2011) e La strada verso casa (2013), tutti editi da Mondadori. I suoi libri sono tradotti in molti paesi del mondo.

venerdì 27 maggio 2016

NOVE MOSSE PER IL FUTURO di Giuseppe Biazzo, Filippo Di Nardo


Il mondo è cambiato (e sta ancora cambiando). Quante volte abbiamo sentito questa affermazione. E con il mondo cambia anche il lavoro: spariscono dei mestieri, nascono dei nuovi, se ne trasformano altri. Non accettare ed adeguarsi ai cambiamenti sociali e/o lavorativi, vuol dire di fatto restare emarginati. Vito Gioia, cacciatore di teste, ha scritto un libro dal titolo “E’ facile trovare lavoro se hai voglia di lavorare”. Un titolo sicuramente provocatorio ed in fatti è proprio questo lo scopo, scuotere il lettore, renderlo attivo nella ricerca di un lavoro e non passivo. Vito Gioia afferma “ Molte persone non lavorano perché cercano il lavoro che non c’è, quel lavoro ideale che hanno sognato ma che il mercato non può più offrire, almeno in questo momento. Se invece cercassero il lavoro che c’è, cioè quello che il mercato chiede, avremmo meno disoccupati”. Faccio parte della generazione nata negli anni settanta, una generazione “fuori posto” con alle spalle un boom economico inaspettato ed un futuro che sembrava scandito dalla tecnicità. Mi spiego meglio: negli anni 60/70 il mondo del lavoro e della formazione richiedeva profili professionali tecnici che non si trovavano e richiedevano alla scuola superiore una formazione concreta spendibile subito nel mondo del lavoro (i licei infatti erano consigliati solo a chi voleva andare all’università), nascono cosi gli “istituti tecnici” a vari indirizzi, tecnico, industriale, amministrativo.  Dalla metà degli anni ottanta/novanta abbiamo assistito ad una sfornata di massa di tecnici pronti ad entrare nel mondo del lavoro. Per una decina di anni le cose sembravano funzionare bene. Poi il mondo è cambiato e tutto era “obsoleto”: la formazione scolastica, l’handicap di noi italiani nella conoscenza soprattutto della lingua inglese, nuove professioni richieste, lavoratori che si ritrovavano con nozioni e competenze non più spendibili. “Nove mosse per il futuro” è un libro molto interessante indirizzato principalmente ai giovani, ma che da quarantenne, consiglio anche ai miei coetanei che sono ancora ancorati ad una mentalità del lavoro che non esiste più. Quello che dovremmo fare è aprire gli occhi al mondo, svegliarci dal sogno di un lavoro che magari per adesso non c’è, dobbiamo invece capire in quali contesti possiamo mettere a frutto le ns competenze. Puntare sulle ns passioni, gli hobbies e magari farle diventare un’opportunità professionale. Per fare questo la parola d’ordine è occupabilità, in inglese “Employability”. Stiamo passando dalla cultura della difesa del posto di lavoro, sempre meno sostenibile, alla cultura dell’occupabilità. Si tratta di tutte quelle pratiche che devono essere attivate per facilitare la collocazione e ricollocazione al lavoro. Spostare il focus sull’Employability significa garantire alle persone una continuità lavorativa e professionale per l’intero arco della loro vita occupazionale, puntando soprattutto sulle potenzialità di reimpiego piuttosto che in una sterile difesa a oltranza del posto di lavoro.“Nove mosse per il futuro” indica la giusta mentalità che occorre per affrontare un mondo del lavoro che è ormai cambiato, sta cambiando e che nel futuro cambierà ancora. Buona lettura.

 

SCHEDA DEL LIBRO - "Nove mosse per il futuro" - Questo libro è rivolto a tutti i giovani in procinto di cercare un lavoro. Non è, però, una cassetta degli attrezzi utile per scrivere al meglio un curriculum vitae o per affrontare con il giusto piglio un colloquio di lavoro. L’obiettivo decisamente più ambizioso è di far breccia nel modo di pensare dei giovani, e di spronarli a mettere in gioco determinati comportamenti per affrontare al meglio la sfida del lavoro dei nostri tempi. Il libro si rivolge direttamente alle giovani generazioni per aiutarle a comprendere meglio la realtà del mondo del lavoro di oggi, contribuendo ad interpretarla, in modo da ricercarne opportunità piuttosto che frustrazioni. Esistono tante possibilità e tante strade per realizzare se stessi e sentirsi appagati. Quello che conta, però, è l’atteggiamento verso il lavoro “Nove mosse per il futuro” indica la giusta mentalità che occorre per farcela. (ed Guerini Next)

 

GIUSEPPE BIAZZO fondatore e amministratore delegato di Orienta SpA, una delle principali Agenzie per il lavoro. Laureato in economia con un master in MBA presso l’Ipsoa di Milano, è inoltre presidente di Ebitemp, l’ente bilaterale del settore della somministrazione. E’ stato vicepresidente di Assolavoro – FILIPPO DI NARDO è un giornalista specializzato sul mercato del lavoro e saggista. Direttore responsabile di Kongnews.it. E’ autore televisivi di vari programmi sul mondo del lavoro, tra cui Eureka.

venerdì 8 aprile 2016

"CENTO GIORNI DI FELICITA' " di Fausto Brizzi


Ho letto le 385 pagine del libro “Cento giorni di felicità” tutte d’un fiato, nel senso non che le ho lette senza interruzione (sarebbe stato impossibile) ma le ho lette con vera partecipazione e riflessione nei gg che è durata la lettura. Lettura che ho vissuto con partecipazione ed emozione per vari aspetti che mi legano molto alle vicende del protagonista: moglie, due figli di età simile e il fatto che entrambi siamo quarantenni. 
Inevitabile quindi fare dei parallelismi considerando il tema e la domanda che viene posta al lettore: “Cosa faresti se sapessi che ti separano cento giorni dalla morte?”. Già perché il protagonista del libro, Lucio Battistini, in seguito ad un normale controllo medico scopre di avere un cancro in fase avanzata. La domanda che si pone è “Cosa faccio?”. La domanda che mi sono posto io è : “Cosa farei?”. Difficile dare una risposta razionale, perché di razionale in tutto questo non c’è nulla; se non il fatto che sappiamo che tutti noi dopo la nascita dobbiamo morire. Ma non ne parliamo, non vogliamo parlarne e se proviamo a trattare l’argomento veniamo bloccati con frasi di questo tipo “Sei il solito esagerato, non si parla di queste cose, ecc”. 
Ho sempre ritenuto che anche nel morire ci vuole “fortuna”. Troppe persone se ne vanno in modo improvviso e prematuro senza avere la possibilità di un ultimo saluto, un ultimo abbraccio; troppe persone care ho perso in questo modo. Altre invece le ho viste consumarsi e spegnersi a causa di tumori o malattie degenerative, ed a causa di cure molto invasive avevano perso la facoltà di relazionarsi, di emozionarsi, di vivere; anestetizzati in una sorta di “Limbo”. 
Avere la notizia che morirai fra 100 giorni è una notizia che ti sconvolge, ma allo stesso tempo è un “dono che si riceve”, un’ultima possibilità per mettere a posto le cose. Ho provato a mettermi nei panni del protagonista (senza giudicare, nessuno di noi può mettersi e permettersi di giudicare le decisioni che vengono prese in simili circostanze, ognuno affronta la vita e la morte come meglio crede). Ed in modo razionale (anche troppo) ho cercato di concentrare le mie attenzioni sulla mia famiglia facendo in modo di “pianificare la mia morte” ed i passaggi burocratici successivi necessari (funerale, mutuo, assistenza ai bambini ecc) cose tristi ma necessarie. 
So che molti di voi a questo punto si saranno anche annoiati di leggere questa riflessione; ma alla base del libro e di questi pensieri c’è un sentimento di grande amore e gratitudine verso la vita, la famiglia e gli amici. Un sentimento da vivere in armonia ed in “salute” per il maggior tempo possibile… non entro troppo nello specifico per non rovinare il piacere della lettura… Un libro che ho letto con le lacrime agli occhi e con il cuore gonfio di emozione, ma che mi ha arricchito molto e ve lo consiglio… Buona lettura e buona vita…

"…Ninna oh…Ninna oh…Io dormo. ho fatto tutto quello che dovevo fare. tutto quello che ho potuto fare. Non sono stato il migliore, ma ce l'ho messa tutta. Sono sereno…"

"CENTO GIORNI DI FELICITA' " (ed Einaudi) - Cosa faresti se mancassero cento giorni alla tua morte? Non a tutti è concesso di sapere in anticipo il giorno della propria morte. Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, invece lo conosce esattamente. Anzi, la data l'ha fissata proprio lui, quando ha ricevuto la visita di un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato, per sdrammatizzare, «l'amico Fritz». Cento giorni di vita prima del traguardo finale. Cento giorni per lasciare un bel ricordo ai propri figli, giocare con gli amici e, soprattutto, riconquistare il cuore della moglie, ferito da un tradimento inaspettato. Cento giorni per scoprire che la vita è buffa e ti sorprende sempre. Cento giorni nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa piú difficile di tutte: essere felice. Perché, come scriveva Nicolas de Chamfort, «la piú perduta delle giornate è quella in cui non si è riso».

L'autore
FAUSTO BRIZZI Roma, 1968) è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Con il suo film d'esordioNotte prima degli esami ha vinto il David di Donatello e il Nastro d'Argento. Tra le altre sue opere: Ex, Maschi contro femmine, Com'è bello far l'amore, Pazze di me. Per Einaudi ha pubblicato Cento giorni di felicità (2013), tradotto in Francia, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Brasile, Israele, Repubblica Ceca, Slovacchia, Serbia, Turchia, Australia, Se mi vuoi bene (Stile Libero 2015 e Super ET 2016) e Ho sposato una vegana (2016).

domenica 20 marzo 2016

"NOI GLI UOMINI DI FALCONE" di Angiolo Pellegrini

Voglio iniziare questo mio commento al libro con una trascrizione dell'intervista che il Gen.Pellegrini ha rilasciato in occasione di una presentazione del libro (intervista che trovate in fondo a questo commento):

Giornalista: "Generale, perché l'esigenza di scrivere il libro adesso, dopo tanti anni?"
Gen.Pellegrini: "Perché mi sono accorto che i giovani non consocino la storia d'Italia, e quel periodo che va dal 1980-1985 è un periodo importante per la Storia d'Italia. Quando abbiamo visto le organizzazioni mafiose tentare la scalata allo Stato…"

La prima volta che la "mafia" è entrata nella mia vita (e di quella dei miei coetanei, classe 1973) ero un ventenne che viveva in una regione tranquilla, l'Abruzzo, lontana dalle dinamiche mafiose che con il tempo avrei imparato a conoscere attraverso libri e media. 
Era il 23 maggio 1992 e "Cosa Nostra" aveva messo in atto un attentato che avrebbe scosso per decenni le coscienze dell'opinione pubblica su questo argomento, facendo esplodere un pezzo di autostrada a Capaci (Palermo) e provocando la morte del magistrato Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta. Le immagini di quel tratto di strada squarciato sono ancora vive nei nostri occhi e nei nostri cuori. Così come sono nei nostri cuori le immagini di un altro attentato, quello del 19 luglio 1992 dove un altro magistrato Paolo Borsellino, viene ucciso con la stessa ferocia e barbaria.
Di loro, all'epoca, sapevo che facevano parte di un "pool di magistrati" che hanno combattuto "Cosa Nostra", la mafia. Ma quando è iniziata questa "guerra"? Chi sono stati i protagonisti? Quanti e quali morti ci sono stati in questi anni?

A queste domande il Generale Angiolo Pellegrini da delle risposte, e come Uomo dell'Arma dei Carabinieri lo fa con i fatti. Negli anni ottanta era Capitano ed era stato assegnato alla sezione anticrimine; una figura la sua come quella di tanti servitori dello Stato che hanno operato lontano dai riflettori con tanti sacrifici e pericoli, ed in molti casi assassinati durante lo svolgimento del loro dovere che per molti era una vera "missione di vita"
Un libro di storia, come scrive il Generale. Un libro che ci farà entrare in un'altra epoca, lontana sia per il tempo che per l'ambientazione, la Sicilia; molto spesso tenuta lontana dal resto d'Italia. Un libro che risponderà in parte a questa frase: "La guerra che ci impedirono di vincere" 

Un ringraziamento al collega ed amico Massimo B. che mi ha consigliato la lettura di questo libro di storia, della nostra storia italiana.
Buona lettura

NOI GLI UOMINI DI FALCONE (La guerra che ci impedirono di vincere) - S&K :Palermo, gennaio 1981. Il capitano Angiolo Pellegrini assume il comando della sezione Anticrimine dell'Arma dei carabinieri. Un ruolo scomodo: la mafia in Sicilia ha seminato una lunga scia di cadaveri eccellenti e tiene l'isola sotto scacco. Molto più di quanto si voglia ammettere. Unica speranza, un giudice palermitano che con alcuni colleghi ha fatto della lotta alle cosche la sua missione: Giovanni Falcone. Ha bisogno però di uomini fidati che portino avanti le indagini a modo suo. E Pellegrini non si tira indietro: mette insieme una squadra di fedelissimi – la banda del «capitano Billy The Kid» – e va a infilare il naso dove nessuno ha mai osato, guadagnandosi l'amicizia e la stima del magistrato. Mentre i viddani di Totò Riina e Binnu Provenzano falcidiano a colpi di kalashnikov le vecchie famiglie, carabinieri, polizia e magistrati si alleano in un'azione congiunta che culmina nel rapporto dei 162 e nell'estradizione di Tommaso Buscetta. Il maxiprocesso potrebbe essere il colpo decisivo, e invece… Questo libro ricostruisce dall'interno, a ritmo serrato, il periodo più drammatico ed eroico della guerra a Cosa Nostra: quello che vide uno sparuto gruppo di uomini coraggiosi combattere davvero e dare nuova speranza alla Sicilia; ma anche quello che vide cadere Dalla Chiesa, D'Aleo, Chinnici, Cassarà, Montana. Forse inutilmente, perché il vero nemico rimase senza volto: un oscuro, ambiguo potere politico che prima negò mezzi, risorse e possibilità, e poi smantellò la squadra. In fondo, a voler vincere quella guerra, erano davvero in pochi.

ANGIOLO PELLEGRINI:(Roma 1942), generale dell'Arma dei Carabinieri, è stato comandante della sezione antimafia di Palermo dal 1981 al 1985. Come uomo di fiducia del pool, ha portato a compimento le più importanti indagini nei confronti di Cosa Nostra, che racconta qui per la prima volta.

Guarda l'intervista (tratta da "GLOBUS Magazine):



venerdì 18 marzo 2016

Fiumi...

[...] mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, [...] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, [...] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, [...], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, [...] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai...
(A. Baricco - City)

Ringrazio Domenico S per aver condiviso questa riflessione su FB

sabato 27 febbraio 2016

"Non volare via" di Sara Rattaro

Un romanzo, quattro storie divise ma collegate allo stesso tempo sotto il legame di "Famiglia".
Matteo, che vive in un mondo "silenzioso" a causa della sua sordità; Alice, sorella maggiore di Matteo che non accetta lo stato di disabilità di Matteo e lo spinge a trovare le sue abilità; Sandra, mamma di Matteo e Alice che dedica la sua vita a Matteo, ne fa la sua missione. Infine c'è Alberto, padre, marito, lavoratore e…uomo…
Ed è proprio l'uomo al centro di questa storia, con i suoi valori, le sue debolezze, le sue responsabilità, l'amore mai dimenticato…Ma che torna a turbare l'equilibrio che Alberto ha costruito negli anni.
Mentre scrivo questo mio breve commento, ripenso ad una canzone di Antonello Venditti "Amici mai" che dice così: "… certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…"
Mi sono sempre rivisto in questa frase che ogni tanto ripeto nella mia mente. Ho letto il libro, il personaggio di Alberto provando a rivedermi in situazioni simili, simili a quelle di tante persone che conosco: quarantenni, sposati, con figli. Negli anni di fidanzamento, matrimonio si costruisce la Famiglia fatta di Valori, Rispetto e Responsabilità. Ma cosa sappiamo entrambi del nostro "prima"? 
Ognuno di noi ha vissuto precedentemente storie d'amore vissute con passione giovanile. Passioni vere, sincere che spesso sono andate in conflitto con la nostra fase di crescita. Sentimenti tumultuosi vissuti spesso internamente con il timore di essere espressi per non mostrare la nostra vulnerabilità. 
Storie che finiscono e sentimenti che restano nel cuore e che crescono con noi ed in noi; maturano e vorrebbero essere espressi…Ma ormai è troppo tardi… Non abbiamo più la possibilità ed il diritto di esprimerli…
Poi potrebbe succedere quello che è successo ad Alberto, avere una seconda possibilità…ma sarebbe la stessa cosa? Sarebbe la cosa giusta?… 
Non c'è una risposta, ognuno di noi ha la sua risposta. A me resta solo di augurarvi buona lettura e buona riflessione.

NON VOLARE VIA - Per essere straordinari non è necessario nascere perfetti. Matteo ama la pioggia, adora avvertire quel tocco leggero sulla pelle. È l'unico momento in cui è uguale a tutti gli altri, in cui smette di sentirsi diverso.Perché Matteo è nato sordo. Oggi è giorno di esercizi. La logopedista gli mostra un disegno con tre uccellini. Uno vola via. Quanti ne restano? La domanda è continua, insistita. Ma Matteo non risponde, la voce non esce, e nei suoi occhi profondi c'è un mondo fatto soltanto di silenzio. All'improvviso la voce, gutturale, dice: «Pecché vola via?». Un uccellino è volato via e Matteo l'ha capito prima di tutti. Prima della mamma, Sandra. Prima della sorella, Alice. È il padre a essere volato via, perché ha deciso di fuggire dalle sue responsabilità. All'inizio non era stato facile crescere il piccolo Matteo. Eppure tutti si erano fatti forza in nome di un comandamento inespresso: restare uniti grazie all'amore.Ma è stato proprio l'amore a travolgere Alberto, un amore perduto e sempre rimpianto. Uno di quei segreti del passato che ti sconvolgono la vita quando meno te l'aspetti. Lo fa quando credi di essere al sicuro, perché sei adulto e sai che non ti può succedere. E poi ti trascina nell'impeto di inseguire i tuoi sogni. Ma adesso Alberto ha una famiglia che ha bisogno di lui. Sandra, la donna che ha sacrificato tutto per il figlio. Alice, la figlia adolescente che sta diventando grande troppo in fretta. Ma soprattutto ha bisogno di lui Matteo, che vorrebbe gridare: «Papà, non volare via». Questa è una storia che parla di tutti noi, che parla di un amore grande e imperfetto.  Questo è il romanzo di un bambino coraggioso, di un padre spaventato e di una ragazza con i piedi per terra. Ma anche quello di una madre che non ha dimenticato di essere una donna. Questo è il momento indecifrabile della vita in cui amore, colpa e perdono si fondono in un unico istante.

SARA RATTARO -nasce e cresce a Genova, dove si laurea con lode in Biologia e Scienze della comunicazione. Nel 2010 esce per un piccolo editore il suo primo romanzo Sulla sedia sbagliata. Nel 2011 scrive il suo secondo romanzo Un uso qualunque di te, che ben presto scala le classifiche e diventa un fenomeno del passaparola. Non volare via è il suo primo romanzo pubblicato con Garzanti. La scrittura di Sara e la sua voce unica hanno già conquistato i più importanti editori di tutta Europa, che hanno deciso di scommettere su di lei e di pubblicarla.